L’Unicef ammonisce Israele: “A Rafah ci sono bambini orfani, disabili e malati. L’evacuazione è impossibile”

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La situazione nella Striscia di Gaza è incandescente ed è stata ulteriormente infiammata dalle dichiarazioni di Israele, che ha annunciato un attacco ormai imminente a Rafah, una città che si è trasformata in una vera e propria bolgia dell’inferno.

Il grido d’allarme dell’Unicef: “Una catastrofe di dimensioni epocali”

Andrea Iacomini, portavoce Unicef in Italia, in un’intervista a Fanpage ha espresso tutta la sua preoccupazione nel caso in cui le forze israeliane dovessero davvero attaccare Rafah. Iacomini ha detto che a Rafah ci sono circa 600.000 minori feriti, malati, malnutriti e traumatizzati, spesso costretti a vagare da soli perché i loro genitori sono morti. “Una catastrofe di dimensioni epocali” – così il portavoce Unicef ha descritto quello che stanno vivendo i bambini palestinesi a Rafah.

Dopo gli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza, circa 1,4 milioni di persone (metà delle quali bambini) si sono riversate a Rafah in cerca di riparo. Le forze dell’Idf hanno lanciato volantini sulla città intimando alla popolazione l’evacuazione immediata, un’operazione impossibile da concludere in pochi giorni come dichiarato da Iacomini e come confermato anche dall’ONU.

Iacomini per prima cosa ha osservato che non ci sono luoghi sicuri a Gaza, ma soprattutto ha evidenziato le condizioni a dir poco critiche di uomini, donne e bambini. A Rafah prima vivevano 250.000 persone, oggi ce ne sono 1,4 milioni, numeri che lasciano intendere quanto sia drammatica e insostenibile la situazione.

Le condizioni disumane dei bambini palestinesi

Iacomini si è poi soffermato sulle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i profughi, ammassati in tende e alloggi di fortuna. Tra loro ci sarebbero almeno 65.000 bambini che, già prima della guerra, avevano gravi disabilità: c’è chi è costretto su una sedia a rotelle, chi è sordo, chi è cieco o chi ha malattie mentali.

Altri 78.000 bambini hanno meno di 2 anni e almeno 8.000 rischiano di morire di fame. Inoltre 175.000 bambini hanno contratto malattie infettive, poiché costretti a bere acqua di mare e acqua inquinata e a mangiare radici.

Numeri drammatici che fotografano la situazione disperata, che però non hanno impedito a Israele di preparare un piano d’attacco a Rafah che rischia di trasformarsi in un’ecatombe. Israele avrebbe già occupato il valico di Rafah e starebbe impedendo il passaggio non solo degli osservatori delle Nazioni Unite, ma anche degli aiuti umanitari che comunque a stento finora hanno soddisfatto le necessità della popolazione.

Tra l’altro, oltre ai problemi fisici, bisogna considerare quelli di natura mentale. I bambini hanno assistito a scene tragiche, come la morte dei genitori, l’amputazione di arti a persone care, amici e vicini e i bombardamenti delle loro case.

“I leader mondiali intervengano subito”

Sono ore febbrili nella Striscia di Gaza e si attende che Hamas dia una risposta alla proposta di cessate il fuoco di Israele, che prevede un rilascio immediato degli ostaggi israeliani. Hamas dovrebbe dare una risposta in questi giorni, ma la popolazione palestinese ormai non ha più tempo e bisogna intervenire urgentemente.

Questo è il pensiero di Iacomini, che si è appellato ai leader mondiali affinché intervengano per porre fine a quella che è a tutti gli effetti una catastrofe umanitaria. Il portavoce Unicef auspica che, in occasione delle elezioni europee, gli elettori diano il loro voto a leader che perseguono la pace, “un valore da inseguire a ogni costo”.

Iacomini non si schiera, non tifa per Israele o per Hamas, ma tifa per la pace. Questa situazione, come ha osservato, ha provocato danni irreversibili nei bambini palestinesi e israeliani, che pagano sulla loro pelle il prezzo della guerra. “Da padre – ha concluso Iacomini – mi chiedo cosa penseranno i miei figli quando in futuro leggeranno sui libri di storia quello che sta accadendo. Nessuno dei bambini meritava di vivere dentro questo incubo”.

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Redazione Nazionale

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