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Le mani dei clan sulle scommesse online: maxi-sequestro da 40 milioni tra Italia e Romania

Pubblicato il 12 Dicembre 2025

Operazione della Guardia di Finanza tra Italia e Romania

La Guardia di Finanza di Catania, con il supporto del comando provinciale di Gorizia e la collaborazione dell’autorità giudiziaria romena tramite Eurojust, ha eseguito un ingente sequestro di beni per circa 40 milioni di euro. Il provvedimento riguarda Fabio Lanzafame, 53 anni, ex collaboratore di giustizia considerato vicino sia alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano sia al clan Cappello-Bonaccorsi.

Patrimoni confiscati tra Italia e Romania

Il sequestro ha coinvolto attività economiche, immobili, denaro contante, conti correnti e beni mobili riconducibili all’indagato e a diversi prestanome. I beni erano distribuiti nelle province di Catania, Siracusa e Gorizia, oltre che in Romania, nelle città di Bucarest e Pitesti.

Le condanne e il ruolo nell’organizzazione criminale

Lanzafame era già stato condannato nel 2020 e nel 2022 a quasi sette anni di reclusione per aver organizzato un sistema criminale legato a gioco e scommesse illegali, oltre che per truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio. Le accuse sono aggravate dalla contestazione di agevolazione mafiosa.

L’infiltrazione dei clan nel gaming online

Secondo l’accusa, Lanzafame avrebbe favorito l’ingresso occulto della Cosa nostra catanese e del clan Cappello nel settore delle scommesse e del gaming online, garantendo l’ottenimento di licenze e autorizzazioni necessarie per aprire e gestire sale scommesse e attività commerciali in Sicilia.

Il maxi-sequestro disposto dal Tribunale di Catania

Su richiesta della Procura, il Tribunale ha disposto il sequestro di prevenzione di:

  • 20 attività commerciali (12 in Italia e 8 all’estero) operanti nel settore del gioco e nel comparto immobiliare
  • 89 immobili tra Italia e Romania
  • 2 autovetture
  • 20 conti correnti bancari
  • ingenti somme in contanti

Un’operazione che, secondo gli inquirenti, colpisce al cuore la rete economica costruita per sostenere gli affari illeciti dei clan nel redditizio mercato delle scommesse.

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