Caso Mark Caltagirone: a processo le manager di Pamela Prati

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Le manager Eliana Michelazzo e Pamela Pericciolo hanno utilizzato la foto di un imprenditore milanese per dare un volto allo “sposo” Mark Caltagirone di Pamela Prati. Nella finzione hanno utilizzato anche le immagini di un bimbo.

È l’accusa con la quale sono finite sotto processo le agenti Eliana Michelazzo e Pamela Pericciolo, entrambe manager della Prati cui la Procura contesta il reato di sostituzione di persona.

Pericciolo e Michelazzo

Il procedimento è iniziato mercoledì, l’accusa nei confronti delle due agenti della Aicos Management è quella di avere, in concorso tra loro, spacciato la persona di Marco Di Carlo per Mark Caltagirone. E non solo.

Le due agenti avrebbero usato anche le immagini di Simone N., minorenne all’epoca dei fatti, per interpretare la parte del figlio di Caltagirone, Sebastian. Il 30 maggio 2019 Di Carlo – imprenditore milanese 49enne, titolare di una società di marketing – ha presentato denuncia. Così come ha presentato denuncia anche la mamma del bambino.

Il fatto risale al 2018, quando viene montata ad arte dalle due agenti la storia d’amore tra Pamela Prati e un tale Mark Caltagirone. Lo scopo della finzione, secondo la procura, è creare battage pubblicitario intorno alla showgirl. Ma serve anche dare carne e sangue al fantomatico Caltagirone. Così le due agenti, secondo l’accusa, utilizzano due immagini per dare sostanza alla finzione.

Come ricostruisce il pm Stefano Pesci, entrambi – il vero imprenditore e il reale bambino – non sono mai stati contattati dalle agenti per chiedere loro il consenso alla divulgazione delle loro foto, peraltro con l’aggiunta della postilla del via libera alla mistificazione della loro identità. La vicenda approda in aula attraverso strade distinte. 

Per quanto concerne Di Carlo, a maggio del 2019 viene contatto dal direttore di Oggi e dall’autrice del programma di Barbara D’Urso. Il motivo dell’incontro lo lascia di stucco. Nel programma della D’Urso è stata mostrata la sua immagine in compagnia della figlia durante la festa del papà, dove lui è indicato come il fantomatico Caltagirone. Di Carlo è furente, quello scatto è privato, gli è stato “saccheggiato” dal suo profilo Facebook a sua insaputa. Lui conosce la Prati, per averla incontrata anni prima ma dopo quell’incontro non l’ha più vista. 

Una volta scoperto di essere finito nel frullatore mediatico a sua insaputa, presenta una denuncia. Simile la vicenda inerente l’altra foto. 

In questo caso è un bambino il protagonista. Il piccolo è il figlio della parrucchiera di una delle agenti. Il ragazzino ha qualche esperienza nel mondo dello spettacolo per aver prestato il volto come figurante in una fiction. Viene chiamato di nuovo per una seconda serie, come racconta la mamma del piccolo. Nei provini fa qualche foto. La vicenda sembra finire lì. 

Poi un giorno la parrucchiera accende la tv, la sintonizza su un programma di Barbara D’Urso e scopre che quei passati scatti del figlio sono stati utilizzati per dare un viso al fantomatico bambino di Caltagirone. Inevitabile scatta la denuncia presentata dall’avvocato Lorenzo D’Erasmo. Ora il processo riprenderà l’11 settembre. 

Ma le strade delle due imputate potrebbero separarsi. 

In quella data il giudice deciderà sulla richiesta avanzata dalla Perricciolo di messa alla prova cui si è opposto il pm. Se il giudice accoglierà l’opposizione dell’accusa, il processo proseguirà. Altrimenti si interromperà per la Perricciolo, mentre andrà avanti comunque per la Michelazzo che non ha chiesto alcun rito o misura alternativa perché è certa di dimostrare la sua innocenza.

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Redazione Nazionale

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