Pubblicato il 2 Ottobre 2025
Un caso destinato a far discutere quello che si è concluso nei giorni scorsi presso la Sezione Lavoro del Tribunale di Latina, dove il giudice Valentina Avarello ha condannato un avvocato per l’uso improprio dell’intelligenza artificiale nella redazione di atti giudiziari.
Rigetto del ricorso per utilizzo scorretto dell’AI
Come riportato dai colleghi di Latina Oggi, il procedimento riguardava un ricorso per credito contributivo relativo a un avviso di addebito dell’INPS. Secondo il giudice, gli atti presentati dal legale erano chiaramente redatti con strumenti di AI, evidenziando scarsa qualità, assenza di pertinenza e totale mancanza di ordine logico. Il provvedimento sottolinea come il ricorso contenesse un coacervo di normative e giurisprudenza astratta, in gran parte inconferente rispetto al thema decidendum e manifestamente infondata.
Malafede e negligenza
Durante il giudizio, emerse che il ricorrente aveva presentato la stessa domanda in un altro procedimento pendente davanti al medesimo Tribunale, confermando la gestione anomala del procedimento. Il Tribunale di Latina ha ritenuto che l’azione fosse introdotta in malafede o con grave negligenza, condannando il legale al pagamento di somme a favore della controparte e della cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 96 del codice di procedura civile.
Precedenti in Italia
Si tratta di uno dei primi casi simili in Italia: episodi analoghi erano già stati segnalati a Firenze, Torino e Brescia, ma il caso di Latina evidenzia come il controllo sull’utilizzo dell’AI negli atti giudiziari sia essenziale per evitare abusi e difese prive di efficacia.
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