Mettere in sicurezza il basso e medio Piave: tredici sindaci scrivono alle istituzioni

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Subito il secondo bacino: «Noi pronti, non c’è più tempo da perdere»

2.2.2022 – Una lettera del Sindaco di San Donà di Piave Andrea Cereser a nome di tutti gli altri 12 sindaci dei comuni del medio e basso Piave a tutte le massime cariche istituzionali per sollecitare «la rapida progettazione e realizzazione di tutte le opere di contenimento necessarie per la salvaguardia delle popolazioni, a partire dall’intervento previsto a Ciano del Montello (Treviso) che risulta già finanziato».

La lettera – inviata ai ministri, deputati e senatori veneti, al presidente della Regione Luca Zaia e all’intera giunta, al presidente e ai consiglieri regionali del Veneto e a tutti i loro omologhi delle tre province interessate di Venezia, Treviso, Belluno – mira a far ripartire il dialogo sulle opere di salvaguardia dalle inondazioni del Piave, dialogo per cui i primi cittadini di Ormelle, Ponte di Piave, Fossalta di Piave, San Biagio di Callalta, Cimadolmo, Zenson di Piave, Eraclea, Salgareda, Musile di Piave, Noventa di Piave e Spresiano manifestano la massima disponibilità al confronto «purché questo non diventi causa di ulteriori ritardi poiché la difesa del territorio nazionale contro gli eventi idrogeologici risponde a un pubblico vitale interesse».

In particolare, si fa notare come ad oggi i territori della pianura del Piave, complici sviluppo e demografia, hanno ulteriormente elevato l’esposizione al rischio di subire eventi alluvionali catastrofici, come le piene del 2018 e del 2019 hanno reso evidente, non essendo state fatte quelle opere necessarie per evitare il ripetersi dell’alluvione del 1966 e già individuate dalla commissione De Marchi all’epoca: bacini capaci di trattenere fra i 70 e gli 80 milioni di metri cubi d’acqua e l’adeguamento a 3mila metri cubi al secondo della portata del fiume da Ponte di Piave al mare.

«Nessuno mette in dubbio l’utilità di fare un bacino di contenimento a Ciano del Montello – spiega il sindaco di San Donà di Piave Andrea Cereser – soltanto che da solo non basterà a mettere in sicurezza l’intero basso e medio Piave. I suoi 30, forse 35, milioni di metri cubi d’acqua coprono solo la metà del fabbisogno minimo individuato dalla commissione De Marchi e che nessuno ha mai disconosciuto. Non è quindi una gara su dove localizzare l’opera, perché con questi numeri se ne dovrà comunque fare una seconda. Certo, non spetta ai sindaci decidere dove farla ed anzi noi spingiamo perché si cominci intanto a realizzare quella che è non solo decisa ma già finanziata. Però vorremmo anche che si cominciasse già a pensare anche alla seconda. Noi tutti siamo disponibili da subito ad ascoltare e valutare ogni opzione che ci verrà proposta, ma non si deve perdere altro tempo prezioso, ogni giorno che passa è un giorno sprecato. Non vorremmo che la sicurezza idrogeologica rischiasse di rimanere un dibattito buono solo per i convegni».

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Redazione Venezia 1

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