Alessandra Mussolini porta un cognome che è, allo stesso tempo, peso e risorsa: risorsa, quando si è, per esempio, ‘aperta’ alla popolarità politica e televisiva, peso gravoso come nel caso più recente, in cui le è valso lo “stigma algoritmico” di Meta e l’impossibilità di creare un nuovo account Instagram.
La Mussolini ha raccontato di voler creare un altro account Instagram dove trattare temi esclusivamente politici. Al suo profilo “alemussolini_”, di carattere generalista, voleva aggiungere un profilo più specifico con il nome e il cognome per esteso. Peccato però che la policy di Instagram gliel’abbia dapprima impedito.
Una volta messasi d’impegno per creare la nuova pagina, infatti, si è trovata a fare i conti con un messaggio: consenso negato per violazione delle “linee guida della community”.
Un’ingiustizia, a sua detta, che ha voluto commentare con una videointervista lanciata da Ansa:
Posso creare un account chiamandomi Alessandra Gramsci e va bene, Alessandra Berlinguer e va bene, ma se scrivo Alessandra Mussolini no, ma io non mi cambio cognome per Instagram, questo è un pregiudizio che diventa violenza.
Prima che la Mussolini potesse concretizzare la sua minaccia di portare Meta al banco della commissione europea, l’impresa statunitense ha deciso di scusarsi e risolvere il problema.
Alessandra ha fatto sapere, tramite un video pubblicato su Twitter, che l’azienda l’ha contattata, liquidando il problema come un semplice “disservizio”.
Per il momento non ci è dato sapere con certezza se effettivamente si trattasse di un generico “disservizio” o di un “disservizio” generato appositamente dall’algoritmo per vietare la vita a profili composti dalla parola “Mussolini”.
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