Pubblicato il 17 Febbraio 2024
La morte di Alexei Navalny sembra essere passata sottotraccia al Cremlino. Eppure, come fanno sapere alcune fonti, la scomparsa del dissidente rischia di trasformarsi in un problema per Putin, alla ricerca di una scontata riconferma nelle elezioni che si terranno nel mese di marzo.
Alla notizia della morte di Navalny nella colonia penale “Lupo polare”, situata nell’Artico russo, numerose persone hanno deposto fiori e la procura ha subito avvisato tutti che manifestazioni sarebbero contro la legge.

Oltre 100 persone sono state arrestate in otto città russe, tra cui Mosca, San Pietroburgo, Krasnodar, Tver, Taganrog, Nizhny Novgorod, Rostov sul Don e Murmansk.
Le alte sfere del governo russo non hanno commentato la notizia della morte di Navalny, ma hanno denunciato le reazioni “inaccettabili” dei leader occidentali alla morte del dissidente.
“Lupo Polare”: è il nome della colonia penale n.3 nell’Artico russo dove Alexei Navalny era stato trasferito lo scorso dicembre. Il centro di reclusione, tra i più duri del sistema carcerario della Federazione, si trova a Kharp, nella regione autonoma di Yamalo-Nenetsk, a quasi 2 mila km da Mosca, nota per gli inverni lunghi e rigidi.
La città è vicino a Vorkuta, le cui miniere di carbone erano tra le più dure nel sistema di gulag sovietici. L’oppositore veniva costantemente messo nella cella di punizione, per i più futili motivi: come riporta Meduza, il 14 febbraio, appena tre giorni dopo esserne uscito, era stato nuovamente spedito in isolamento per 15 giorni.
Secondo Navalny, la routine quotidiana nella cella di punizione era diversa: non poteva fare la passeggiata all’aperto nel pomeriggio, quando la temperatura è un po’ più clemente, ma doveva farla la mattina presto, quando il freddo è rigidissimo.
“Poche cose sono così tonificanti come una passeggiata a Yamal alle 6.30 del mattino. E che bella brezza fresca soffia nel cortile, nonostante la recinzione di cemento, semplicemente wow!”, aveva scritto, ironizzando. L’angusto cortile dove è costretto a passeggiare misura 11 passi in lunghezza e 3 in larghezza: “Non c’è molto da camminare, ma almeno è qualcosa, quindi vado a fare una passeggiata”, aveva sottolineato lo scorso 9 gennaio, postando una foto.
Se il Cremlino fa notare come la morte di Navalny possa essere un problema per il presidente Putin, visto che le elezioni presidenziali si terranno tra un mese, i collaboratori e la famiglia di Navalny non hanno dubbi. Qualcuno pensa che sia stato assassinato, mentre la maggior parte ritiene che comunque Navalny sia deceduto per tutto quello che gli è stato fatto, dall’avvelenamento col Novichok, una sostanza nervina, alle numerose privazioni carcerarie subite dal gennaio 2021.
In totale ha passato 300 giorni in cella d’isolamento, per ragioni che i suoi collaboratori hanno spesso definito pretestuose.

La moglie di Navalny, Julija Borisovna, ha parlato dal podio della Conferenza della sicurezza di Monaco dicendo che il presidente russo Vladimir Putin e altri responsabili russi devono sapere che “saranno puniti” per quello che hanno fatto.
“Sfortunatamente, (l’ipotesi) più probabile è che sia stato avvelenato una seconda volta”, intanto ha detto alla Cnn, riferendosi ad Alexei Navalny, il reporter bulgaro Christo Grozev, capo giornalista investigativo di Bellingcat e amico del dissidente russo morto ieri nella colonia penale della regione artica russa dove era detenuto.
“Non abbaiamo ancora le prove – ha spiegato Grozev, che investigò l’avvelenamento di Navalny quattro anni fa -, abbiamo prove circostanziali in quella direzione, una delle quali è: se fosse vero che, come ha dichiarato il governo (russo), è collassato a terra a causa di un coagulo (sanguigno) durante la sua passeggiata nel cortile del carcere, dov’è la prova? Dov’è la prova visiva? Tutte le carceri in Russia sono munite di telecamere di sorveglianza e finora non abbiamo visto niente”.
“Ripeto, questo è solo circostanziale ma a questo punto tutto fa pensare che sia stato ucciso di proposito – ha sottolineato il giornalista, che secondo la Tass è nella lista dei “ricercati” del ministero dell’interno russo – Sono sicuro che scopriremo cosa gli è successo. L’onere della prova che è morto da solo è ora nelle mani del Cremlino perché quattro anni fa abbiamo dimostrato che hanno cercato di ucciderlo con armi chimiche”

