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Neonata rapita a Cosenza, scarcerato il marito della rapitrice Rosa Vespa: “Ero convinto che fosse mio figlio”

Pubblicato il 24 Gennaio 2025

Nuovo colpo di scena nel caso del rapimento della neonata a Cosenza, che vede indagati Moses Omogo Chidiebere, 43enne di origini congolesi, e la moglie 51enne Rosa Vespa. Il gip Claudia Pingitore, dopo aver interrogato il 43enne nel carcere di Cosenza, ne ha disposto la scarcerazione.

La difesa del marito di Rosa Vespa: “Non mi sono accorto di nulla”

Come ha riferito il suo avvocato, Chiediebere è stato creduto dai giudici, poiché lui stesso aveva ritenuto credibile la gravidanza della moglie e in alcune foto è apparso anche mentre baciava il pancione (finto) della moglie. La stessa Rosa Vespa avrebbe mostrato al marito una lettera di dimissioni della clinica, come ribadito dal suo legale.

Oggi 24 gennaio il gip, in presenza del pm Antonio Bruno Tridico e degli avvocati dei due imputati, ha interrogato marito e moglie e ognuno di loro ha fornito la propria versione dei fatti. La 51enne ha ammesso di aver fatto tutto da sola, mentre il marito 43enne ha detto di non sapere nulla e che, fino all’arrivo delle forze dell’ordine, era convinto che il bambino rapito fosse davvero il suo. L’interrogatorio alla coppia, accusata di sequestro di persona, è durato oltre tre ore e alla fine il gip ha deciso la scarcerazione dell’uomo.

Le indagini

Proseguono le indagini che si stanno concentrando soprattutto su Rosa Vespa che, secondo amici e parenti, avrebbe finto la gravidanza per 9 mesi, fino ad annunciare lo scorso 8 gennaio la nascita di Ansel. La donna avrebbe inoltre chiesto ai familiari di non recarsi in ospedale, poiché l’ingresso era contingentato a causa di un focolaio di Covid nella struttura e anche perché il neonato doveva restare sotto osservazione ancora per qualche giorno.

Tutti avrebbero bevuto la sua storia, compreso il marito, che sarebbe caduto dalle nuvole quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione durante la festa organizzata per accogliere il piccolo Ansel, dicendosi fermamente convinto che quel bimbo rapito, poi rivelatasi una bimba, fosse suo figlio.

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