Pubblicato il 11 Ottobre 2025
Durante la Guerra Fredda, l’Italia disponeva di un bunker anti-atomico destinato a proteggere le alte cariche dello Stato in caso di conflitto. Con la successiva distensione internazionale, quella struttura fu dismessa e mai sostituita. Oggi, con la crisi ucraina e le nuove tensioni globali, il Paese si ritrova senza un rifugio sicuro per il Presidente della Repubblica, figura che ricopre anche il ruolo di capo delle Forze Armate, come ha riportato Il Corriere della Sera.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha invitato a «pensare al peggio», ma il piano di sicurezza nazionale evidenzia gravi falle e una mancanza di strutture protettive adeguate a fronte di scenari estremi.
Le lacune del piano di sicurezza
Mentre Kiev subisce nuovi attacchi russi che hanno provocato blackout e interruzioni idriche, e la Polonia ha chiuso il confine con la Bielorussia dopo l’ingresso di droni, l’Italia mostra una preoccupante impreparazione.
Attualmente, solo il presidente del Consiglio dispone di un piano di evacuazione, che prevede il trasferimento a Forte Braschi, sede dei servizi segreti a Roma. Gli altri ministri, inclusi quelli dell’Interno e della Difesa, possono contare solo su alloggi blindati, ritenuti insufficienti contro un eventuale attacco aereo o nucleare.
I bunker italiani: tra passato e inefficienza
Il celebre bunker di Monte Soratte, costruito nel 1937 e successivamente adattato dalla NATO negli anni ’60, è oggi una meta turistica, priva di qualunque funzione strategica.
Un’alternativa esisterebbe: il “DC 75” di Montelibretti, un complesso anti-sismico e progettato per resistere ad attacchi di grande entità. Tuttavia, la distanza da Roma lo rende inutilizzabile in caso di emergenza immediata, soprattutto se il Paese dovesse trovarsi sotto attacco.
Crosetto ha denunciato la burocrazia paralizzante che ostacola la costruzione di nuove strutture di sicurezza, spiegando come anche progetti per la difesa nazionale subiscano ritardi «paragonabili a quelli di un capannone industriale». Perfino le deroghe per motivi di sicurezza vengono spesso bloccate da comitati civici, come avvenuto recentemente in Toscana per un’iniziativa dei Carabinieri.
Nuove regole per la sicurezza istituzionale
In assenza di rifugi adeguati, sono state introdotte nuove misure preventive: le più alte cariche dello Stato non possono viaggiare insieme, per evitare che un singolo evento metta a rischio l’intera leadership nazionale. La decisione è arrivata dopo il caso dei funerali di Silvio Berlusconi, quando l’intero governo volò sullo stesso aereo, esponendosi a un rischio definito «inaccettabile» dagli apparati di sicurezza.
L’Italia, oggi, si trova dunque senza protezioni reali in uno scenario internazionale sempre più instabile. E mentre altri Paesi europei rafforzano le proprie infrastrutture di difesa, Roma sembra ancora in attesa di un piano concreto per la sopravvivenza istituzionale in caso di crisi estrema.

