“Non sono un robot”, dimostrarlo sul web sta diventando sempre più difficile

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(Adnkronos) – In origine ci sono stati i semafori o gli scooter. Semmai una scritta da riprodurre o una somma da compiere facendo lo slalom tra sfumature e caratteri inclinati. Ma dimostrare che ''non sei un robot'', e quindi superare i Captcha che attestano il tuo essere umano e non un bot, sta diventando sempre più difficile. O meglio, il livello di capacità mentale e di concentrazione richiesto è superiore. Come stanno diventano ''sempre più bizzarre'' le domande proposte dagli esperti di sicurezza informatica e le risposte richieste per dimostrare di non essere un computer. E' quanto fa notare il Wall Street Journal che spiega, citando esperti di sicurezza informatica, che ''si è entrati in una nuova era di Captcha, basata sulla logica". Inoltre, grazie all'intelligenza artificiale, viene proposto un mix di immagini difficili da identificare per i robot, ma che allo stesso tempo confondono gli umani. Perché "il software è diventato davvero bravo nell'etichettare le foto", come ha spiegato Kevin Gosschalk, fondatore e ceo di Arkose Labs, che progetta "soluzioni per la prevenzione di frodi e abusi", inclusi i Captcha. Se per anni gli utenti si sono quindi dovuti confrontare con noiosi, ma semplici compiti di decifrazione di immagini per lo shopping online o per entrare nei loro account, ora saranno chiamati ad affrontare un impegno maggiore. Il Wall Street Journal racconta esperienza del giornalista Scott Nover, che cercando di accedere a un sito dal suo laptop si è trovato di fronte a una bizzarra creatura in giacca a fiori e fette di anguria che fluttuavano attorno. Con la richiesta di ''cliccare sul papillon del procione''.  Tra le domande segnalate dal giornale ci sono, ad esempio: ''Seleziona due oggetti che hanno la stessa forma'' o ''abbina il numero di rocce con il numero a sinistra'', o ancora ''clicca su quello che non può vivere sott'acqua'' e ''clicca sull'oggetto rosso di fronte all'oggetto che appare una volta''. Mustafa Al-Hassani, sviluppatore di videogiochi di Houston, ha ammesso: "Stavo cercando di accedere e mi è apparso un frutto dall'aspetto folle, come una ciotola di frutta che starebbe su un tavolo, ma cresce da un albero". Il Captcha gli ha chiesto di "fare clic su ciascuna immagine contenente una mela su un albero – ha detto – Sembrava realistico, ma anche sbagliato: mi faceva male al cervello". Captcha è un acronimo di Completely Automated Public Turing test per separare i computer dagli umani. E' stato sviluppato per prevenire che i bot distruggano i siti e i loro database mascherandosi da umani. Mette in atto delle prove che solo gli umani sono in grado di risolvere. Le aziende usano i Captcha per proteggersi dagli attacchi informatici che possono danneggiare i siti Internet e compromettere la sicurezza degli utenti. I primi Captcha chiedevano agli utenti di digitare parole con lettere distorte che i programmi automatizzati non potevano decifrare. Poi si è passati a chiedere agli utenti di cercare idranti e ponti. Il Wall Street Journal scrive che le aziende e gli esperti di sicurezza informatica che progettano i Captcha fanno il possibile per stare un passo avanti rispetto a chi cerca di violarli. Ma, aggiunge, quello che è davvero allarmante è lo sviluppo della tecnologia in grado di risolvere automaticamente i test più rudimentali, come l'individuazione di foto di moto o la lettura di testi distorti. Oltre ai Captcha basati sulla logica c'è anche un uso dell'intelligenza artificiale generativa che crea nuovi oggetti difficili da identificare per i robot e allo stesso tempo confonde gli umani che vogliono semplicemente accedere. ''Le cose diventeranno ancora più strane e verrà chiesto di fare qualcosa che non ha senso – ha detto Gosschalk – Altrimenti, i grandi modelli multimodali saranno in grado di comprendere''. Arkose Labs impiega uno staff di artisti, ex progettisti di giochi ed esperti di sicurezza informatica per realizzare alcune delle attività più strane che compaiono durante gli accessi. Arkose spiega che anche le sfide più difficili, presentate agli utenti ritenute, spesso erroneamente, come una "minaccia elevata", hanno un tasso di risoluzione al primo tentativo del 94,6%. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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