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Omicidio di Sofia Stefani: Gualandi rompe il silenzio e chiede perdono in aula

Pubblicato il 17 Luglio 2025

Le parole dell’ex comandante davanti alla Corte d’Assise di Bologna

“Desidero chiedere perdono ai genitori di Sofia e a tutte le persone che le volevano bene.” Con queste parole, Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia (Bologna), si è rivolto alla Corte d’Assise durante il processo che lo vede accusato di omicidio volontario aggravato per la morte della collega e amante Sofia Stefani, 33 anni.

Sofia Stefani uccisa in caserma: un colpo partito dalla pistola d’ordinanza

La tragedia risale al 16 maggio 2024, quando Sofia Stefani è stata uccisa con un colpo di pistola nell’ufficio di Gualandi, all’interno del comando di Anzola. L’arma era la pistola d’ordinanza dell’ex comandante, e i due avevano una relazione extraconiugale.

Secondo la versione della Procura, si è trattato di un omicidio volontario, mentre la difesa sostiene che il colpo sia partito accidentalmente durante una colluttazione. Il 3 luglio scorso, la Cassazione ha confermato il ritorno in carcere di Gualandi, accogliendo la richiesta della Procura e respingendo le misure alternative.

Gualandi: “Non l’ho fatto prima per non alimentare altro dolore”

Durante l’udienza, Gualandi ha spiegato perché ha deciso di parlare solo ora:
“Fino ad oggi ho taciuto perché speravo che fin dalle prime udienze emergesse la natura non intenzionale di quanto accaduto. Non volevo aggravare il dolore con parole che potessero sembrare vuote.”

E ha aggiunto:
“Lo faccio ora, anche se non posso nemmeno immaginare la sofferenza che ho provocato. Non posso aspettarmi il perdono, ma sento il bisogno di chiedere scusa.”

Un processo carico di tensione e dolore

Il caso ha scosso profondamente l’opinione pubblica e l’intero corpo della polizia locale. Il processo ora prosegue con un clima teso, tra la ricerca della verità e il peso di un delitto avvenuto tra le mura di un comando di polizia, dove fiducia e dovere sono stati infranti da una tragedia personale e professionale.

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