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Omicidio a Palermo: l’avvocato parla di un delitto senza movente

Pubblicato il 16 Settembre 2025

L’indagato si è consegnato spontaneamente alla polizia

“Ho ucciso mio cognato”. Con queste parole si è presentato agli agenti della squadra mobile di Palermo Giuseppe Cangemi, 62 anni, ora accusato dell’omicidio di Stefano Gaglio, 39 anni, magazziniere freddato a colpi di pistola nella mattinata di ieri, 15 settembre.

Dopo l’agguato avvenuto in via Oberdan, davanti alla farmacia Sacro Cuore, l’uomo era già ricercato. Braccato, ha scelto di costituirsi e ha consegnato l’arma usata per sparare.

Nessun movente, ma gravi problemi psichici

Secondo il legale difensore, avvocato Salvino Pantuso, non ci sarebbe alcuna ragione logica dietro il gesto: “Il mio assistito soffre di un forte disagio psichico. Non ci sono motivi legati a eredità o questioni economiche. Questo aspetto dovrà essere approfondito nelle indagini”, ha dichiarato.

Durante l’interrogatorio davanti al pm Maurizio Bonaccorso, Cangemi avrebbe pronunciato frasi sconnesse e senza significato, circostanza che rafforza l’ipotesi di un disturbo mentale. Gli investigatori dovranno ora stabilire se si tratti di un reale squilibrio o di una strategia difensiva.

Le indagini proseguono tra i familiari

L’avvocato ha sottolineato che il suo cliente ha ammesso le proprie responsabilità e collabora con gli inquirenti. Per chiarire le dinamiche e le eventuali tensioni familiari, gli investigatori hanno ascoltato diversi parenti, tra cui la compagna di Cangemi, sorella della moglie della vittima. Fonte: Ansa. Immagine di repertorio

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