Pubblicato il 13 Ottobre 2025
Il ritorno a casa dopo la prigionia
Dopo due anni di detenzione, nella mattinata di domenica 13 ottobre, sono stati liberati i primi ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. I primi sei prigionieri – Eitan Mor, Gali e Ziv Berman, Matan Angrest, Omri Miran e Guy Gilboa-Dalal Alon Ohel – sono stati rilasciati alle 7:11 ora italiana.
Secondo fonti israeliane e arabe, gli ostaggi sono in buone condizioni di salute e camminano autonomamente. Prima del rilascio, Hamas ha permesso ad alcuni di loro di contattare le famiglie. Gli altri 13 ostaggi verranno consegnati alla Croce Rossa internazionale alle 9:00 (ora italiana), nel sud della Striscia di Gaza, come riferito da una fonte del movimento islamico ad al Jazeera.
Un accordo storico per la pace a Gaza
La liberazione degli ostaggi rappresenta uno dei punti centrali dell’accordo di pace tra Israele e Hamas. In base all’intesa, il ritorno in patria di 48 ostaggi, di cui 20 vivi, è legato alla scarcerazione di 250 detenuti palestinesi, molti dei quali condannati per attentati mortali, e di 1.700 persone arrestate a Gaza dall’ottobre 2023.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l’evento “un momento storico che unisce dolore e gioia”. Hamas, in un comunicato diffuso subito dopo la liberazione dei primi ostaggi, ha ribadito che rispetterà l’accordo “a condizione che anche Israele lo faccia”.
Trump assiste al rilascio in diretta
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha seguito in diretta streaming dall’Air Force One le immagini del rilascio mentre si recava in Israele. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Trump ha scritto sui social: “La storia si sta scrivendo ora.”
Il presidente americano ha poi annunciato che “la guerra è finita e il cessate il fuoco reggerà”, confermando la sua partecipazione al vertice internazionale di Sharm el-Sheikh, al quale sarà presente anche la premier italiana Giorgia Meloni.
Chi sono gli ostaggi liberati
L’ala militare di Hamas ha diffuso l’elenco ufficiale dei 20 ostaggi vivi liberati oggi, che coincide con quello reso noto in Israele. Tra loro figurano:
Bar Kuperstein, Eviatar David, Yosef Haim Ohana, Segev Kalfon, Avitan Or, Elkana Buchbot, Maxim Harkin, Nimrod Cohen, Matan Tsengauker, David Cuneo, Eitan Horn, Matan Engerst, Eitan Mor, Gali Berman, Ziv Berman, Omri Miran, Alon Ohel, Guy Gilboa-Dalal, Rom Breslavsky e Ariel Cune.
Le autorità israeliane temono tuttavia che non tutti gli ostaggi deceduti verranno restituiti oggi. In quel caso, un organismo internazionale – previsto nell’accordo – si occuperà di localizzare e recuperare i corpi, che saranno poi trasferiti all’istituto forense Abu Kabir per l’identificazione.
L’accoglienza e il messaggio di Netanyahu
Per gli ostaggi liberati è stato preparato un “kit di accoglienza” personalizzato, che troveranno nelle stanze d’ospedale dove saranno ricoverati. Il pacchetto include vestiti, dispositivi elettronici come un computer portatile, un telefono cellulare e un tablet, oltre a un biglietto firmato da Benjamin e Sara Netanyahu:
“A nome di tutto il popolo di Israele, bentornato! Ti abbiamo aspettato e ti abbracciamo.”
La gestione dei rilasci
Il rilascio avviene in due fasi: la prima nel corridoio di Netzarim, che taglia la Striscia di Gaza da est a ovest, e la seconda nella zona di Khan Yunis e nei campi centrali dell’enclave.
La Croce Rossa internazionale, presente sul posto, coordina il trasferimento degli ostaggi dalle mani delle milizie palestinesi all’esercito israeliano, che li condurrà alla base militare di Reim, vicino al confine. Qui saranno sottoposti a controlli medici e potranno abbracciare i propri familiari, prima di essere trasportati in elicottero negli ospedali di Tel Aviv: Sheba, Beilinson e Ichilov.
Le parole del ministro Katz: “Le sfide non sono finite”
In un messaggio rivolto alle forze armate, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha ringraziato i militari per il loro ruolo nella liberazione, ma ha ricordato che “la missione non è ancora conclusa”:
“Questo risultato è merito vostro, ma le nostre sfide non sono finite. Continueremo a restare vigili.”
Israele ringrazia Trump con la massima onorificenza
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha annunciato che conferirà a Donald Trump la più alta onorificenza civile dello Stato di Israele, in segno di riconoscenza per il suo “ruolo decisivo nella liberazione degli ostaggi e nel processo di pace”.
Herzog ha dichiarato:
“Grazie ai suoi instancabili sforzi, il presidente Trump ha contribuito non solo a riportare a casa i nostri cari, ma anche a costruire le basi per una nuova era di sicurezza e cooperazione in Medio Oriente.”
La medaglia, già assegnata in passato a Barack Obama nel 2013, viene conferita a personalità che hanno dato un contributo straordinario allo Stato di Israele o all’umanità.
Con questa liberazione, Israele guarda a una nuova fase di speranza, pur consapevole che la strada verso una pace duratura resta ancora lunga e complessa.
Nell’immagine: le foto dei prigionieri rilasciati da Hamas

