Pubblicato il 21 Aprile 2025
Venezia, 21 aprile 2025
Papa Francesco è morto oggi in Vaticano all’età di 88 anni. Il mondo intero si ferma per salutare un Pontefice che ha rivoluzionato il volto della Chiesa, ma a Venezia, la notizia ha un sapore particolare. Perché Francesco, poco meno di un anno fa, era in città.
Era il 28 aprile 2024 quando il Papa argentino, al secolo Jorge Mario Bergoglio, sbarcava nella laguna per una visita breve ma intensa. Una giornata che i veneziani non dimenticheranno facilmente.
Il carcere, l’arte e la dignità umana
La sua prima tappa fu al carcere femminile della Giudecca, dove il Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte aveva scelto di portare l’arte “oltre i muri”, nel cuore della fragilità umana. In quell’ambiente silenzioso, il Papa parlò con le detenute senza formalità, con una delicatezza che commosse le presenti:
“La vostra vita non è finita, è solo ferita. E Dio non ha paura delle ferite, le trasforma in guarigioni.”
Un gesto che dice tutto del suo stile: non cercava l’applauso, cercava gli occhi delle persone, i loro silenzi, le loro storie.
Una messa in Piazza San Marco carica di significato
Più tardi, in una Piazza San Marco colma di fedeli e curiosi, Francesco celebrò una Messa solenne. Il palco era semplice, la sua voce affaticata ma intensa. Parlando di Venezia, disse:
“Questa città non è solo un gioiello da ammirare. È un simbolo della condizione umana: bella e fragile. E come Venezia, anche il mondo ha bisogno di cura, di amore, di attenzione.”
Quel giorno parlò anche ai giovani: li esortò a non arrendersi, a non chiudersi in sé stessi, a credere nel valore dell’incontro e della cultura. “Siate ponti,” disse, “non muri.”
Un legame sincero con la città
Non mancò un saluto ai gondolieri, che lo accolsero in modo spontaneo e caloroso. Lui sorrise, li ringraziò per “la fatica silenziosa che tiene viva questa città” e li benedisse con semplicità.
Prima di andarsene, il Papa volle fermarsi un momento davanti alla Madonna della Salute. Restò in silenzio, qualche minuto. Nessuna parola, solo lo sguardo rivolto verso l’immagine tanto cara ai veneziani. Fu uno di quei gesti che dicono più di mille discorsi.
Un’eredità che resta
Oggi, mentre Roma si prepara ai funerali solenni, Venezia si stringe nel ricordo. Le campane hanno suonato a lutto in tutte le parrocchie, e nella Basilica di San Marco è stata organizzata una veglia di preghiera aperta a tutti.
I veneziani lo ricordano come un Papa umano, vicino, capace di ascoltare e di comprendere senza giudicare. “Sembrava uno di noi,” dice un’anziana signora che lo vide passare sul ponte galleggiante tra la Giudecca e San Marco, “aveva negli occhi la fatica, ma anche una luce che non dimenticherò mai.”
Papa Francesco ha insegnato che anche la bellezza, quella vera, nasce dalla fragilità. E forse per questo Venezia, fragile e meravigliosa, è stata una delle città che meglio hanno saputo accoglierlo, comprenderlo e, ora, piangerlo.

