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Patrick Zaki

Patrick Zaki e l’attacco choc a Israele: “Netanyahu serial killer”

Pubblicato il 10 Ottobre 2023

“Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili. Dove possono andare!!!”. 

Così Patrick Zaki.

Ha deciso di prendere posizione su quanto sta accadendo dal 7 ottobre in Israele e nella Striscia di Gaza, definendo il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, un “serial killer” in un post sul social network X, commentando l’avviso del premier ai civili di Gaza di evacuare i palazzi, in vista del bombardamento in risposta all’attacco di Hamas di sabato.

Un attacco, finito con molte vittime civili e con un massacro durante un rave, verso il quale Zaki non ha espresso alcuna condanna. Per questo i social sono in rivolta: le accuse di essere filo Hamas stanno portando il ricercatore egiziano al centro delle polemiche proprio mentre, stando a uno scatto pubblicato su Instagram, è di rientro in Italia. 

Lui si è difeso con un altro post: “Nel conflitto tra Israele e Palestina nessuno può essere ritenuto filo-Hamas se sostiene la Palestina. Non sono con Hamas ma sembrerebbe che assumere la posizione di difendere i civili palestinesi vi metta in una situazione difficile”.

In Italia, secondo Zaki, la vicinanza al popolo di Gaza “è problematica, soprattutto perché tutti i media internazionali sono pro-Israele e non parlano della grave crisi umanitaria che c’è nella Striscia. La mia priorità- continua il difensore per i diritti umani- sarà sempre la vita dei civili, condannerò sempre qualsiasi violenza contro i civili in tutto il mondo, e così facendo sarò sempre dalla parte dei deboli e contro il fascismo e l’occupazione”.

Il ricercatore ribadisce: “Sono stato e continuerò a essere un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare le proprie abitazioni e terre, le quali nel corso della storia sono state violentemente depredate. Le politiche razziste e di colonizzazione del governo di Netanyahu costituiscono la radice dello stato di guerra apparentemente perenne in cui ci troviamo ora, con il tragico risultato della perdita di migliaia di vite civili, tra cui donne e bambini innocenti”.

Il ricercatore egiziano, ex studente dell’Alma Mater di Bologna e difensore per i diritti umani graziato dal presidente Al-Sisi dopo essere stato incarcerato a febbraio per il proprio attivismo, ha dedicato diversi post agli scontri in Medio Oriente e alle loro conseguenze facendo riferimento in particolare alle vittime palestinesi, ai bambini la cui vita è stata stroncata dai bombardamenti e ai bersagli civili colpiti in questi giorni. Come nel caso di due ambulanze colpite dalla risposta israeliana, riprese in altrettanti video pubblicati da Zaki. E poi la contestualizzazione, con l’ultimo post, in un clima di tensione che ha portato il ministro della Difesa israeliano ad annunciare il taglio di forniture di cibo, acqua e gas verso la Striscia di Gaza.

All’avvio dell’attacco palestinese, Zaki ha rilanciando il post di un collega attivista, Hossam Bahgat, che accostava l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti del conflitto in Ucraina con quello in Palestina: “Non si può sostenere la libertà dei soldati ucraini nella loro resistenza nei confronti dell’occupazione Russa, ma non quella dei palestinesi nei confronti dell’occupazione israeliana; a meno che non si sia privi di una coscienza”.

E poi c’è un ulteriore appello che Zaki ha fatto proprio, riprendendo le parole di un’altra attivista, Mai El-Sadny, che ha sottolineato: “Le leggi internazionali non sono qualcosa da prendere e utilizzare a proprio piacimento. Proibiscono di prendere ostaggi, di uccidere brutalmente, di colpire civili, di perpetrare spedizioni punitive”. Il riferimento è alle atrocità a Gaza.