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Pensioni

Pensioni: addio a Quota 103 e Opzione Donna? Ecco cosa manca nella bozza della Manovra

Pubblicato il 20 Ottobre 2025

Le misure assenti nella Legge di Bilancio

Nella bozza della nuova Legge di Bilancio non compaiono, al momento, le proroghe di Quota 103 e di Opzione Donna, due strumenti che consentivano di andare in pensione anticipatamente. Al contrario, sembra destinata a ricevere il via libera l’estensione dell’Ape Sociale, misura di sostegno per chi si trova in determinate condizioni lavorative o personali.

Va però ricordato che si tratta solo di una bozza: il testo è destinato a subire modifiche durante l’iter parlamentare. Nulla è ancora definitivo, ma la linea del Governo pare orientata verso una riduzione delle misure meno utilizzate, considerate costose e poco efficaci.

Quota 103: una misura in declino

Quota 103 è l’evoluzione della vecchia Quota 100, introdotta nel 2019 dal governo M5S-Lega.
In origine consentiva il pensionamento con 62 anni d’età e 38 anni di contributi, ma negli anni i requisiti sono diventati più severi.

Oggi, per accedere alla pensione con Quota 103, servono 62 anni d’età e 41 anni di contributi, oltre ad accettare il ricalcolo contributivo dell’assegno. Il risultato? Un crollo delle domande e una diminuzione delle pensioni effettivamente erogate dall’INPS.

Opzione Donna: sempre meno richieste

Situazione analoga per Opzione Donna, che permette alle lavoratrici di uscire anticipatamente dal lavoro con 61 anni di età e 35 anni di contributi, a condizione che l’assegno venga calcolato con il metodo contributivo.

Nonostante la possibilità di ridurre l’età pensionabile per le donne con figli, le domande accettate sono ormai poche migliaia l’anno, segno di un interesse sempre più ridotto.

Ape Sociale: probabile proroga

L’unica misura che sembra destinata a essere rinnovata è l’Ape Sociale, che fornisce un sussidio mensile fino a 1.500 euro lordi (senza tredicesima e senza rivalutazione) fino al raggiungimento dei 67 anni d’età.

Per accedere all’Ape Sociale occorre:

  • aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi;
  • aver cessato l’attività lavorativa;
  • non percepire altre pensioni dirette;
  • trovarsi in condizioni specifiche, come disoccupazione, invalidità (almeno 74%), attività usuranti o ruolo di caregiver;
  • avere almeno 30 anni di contributi (36 per chi ha svolto lavori gravosi).

Le altre novità: pensioni minime e blocco parziale dell’aumento dell’età pensionabile

Il Governo ha deciso di concentrare le risorse su altri interventi del comparto previdenziale, tra cui:

  • un incremento di 20 euro delle pensioni minime;
  • una parziale sospensione del meccanismo che dal 2027 avrebbe fatto aumentare di tre mesi l’età pensionabile.

Per chi svolge lavori usuranti, l’età per la pensione resterà ferma a 67 anni, mentre per gli altri lavoratori l’uscita sarà posticipata di un mese nel 2027 e di due mesi nel 2028.

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