Pubblicato il 5 Ottobre 2025
Congelamento dell’aumento dell’età pensionabile
Secondo quanto riportato dal Messaggero, l’aumento automatico di tre mesi dell’età pensionabile, previsto per il 2027, sarà congelato nella prossima manovra economica. Tuttavia, questa misura non riguarderà tutti i lavoratori.
Il motivo principale è l’alto costo dell’intervento, che non era stato previsto nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp). Il governo sta quindi studiando alcune norme per ridurre l’impatto economico.
Chi sarà escluso dall’aumento
L’ipotesi principale sul tavolo tecnico prevede che la sospensione dell’aumento dei tre mesi si applichi solo a chi nel 2027 avrà compiuto 64 anni. Per questi lavoratori, quindi, lo scalino dei tre mesi non ci sarà più.
Questo implica che un lavoratore di 62 anni nel 2027, pur avendo maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, subirà comunque l’aumento. La platea dei beneficiari si ridurrebbe quindi in modo significativo, portando il costo della misura da 1 miliardo a circa 300 milioni di euro l’anno.
Alternative allo stop totale
Un’altra opzione proposta dalla Ragioneria generale dello Stato prevede che per il 2027 venga applicato almeno un mese di aumento dell’età pensionabile. Questo potrebbe avvenire direttamente o tramite una “finestra mobile”, ovvero un periodo tra il momento in cui si matura il diritto alla pensione e quello in cui si può effettivamente lasciare il lavoro.
Impatto sui coefficienti di trasformazione
Un ulteriore tema riguarda il congelamento dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. In questo contesto, i coefficienti di trasformazione – il moltiplicatore che calcola la pensione in base ai contributi versati – diventano cruciali.
Secondo le stime della Ragioneria, se l’adeguamento all’aspettativa di vita venisse sospeso senza modificare i coefficienti, le pensioni potrebbero subire una riduzione di circa il 9%. Fonte: Ansa