Pfizer licenzia 130 lavoratori nello stabilimento di Catania

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Non giriamoci troppo attorno. Le multinazionali muovono pedine. Questo fanno. Stabiliscono una strategia, quella più utile ai loro interessi, e agiscono per raggiungere l’obiettivo. Infischiandosene, ovviamente, delle conseguenze per le pedine. Insomma, è quel che, purtroppo, sta accadendo a Catania, dove Pfzier ha deciso di considerare degli esuberi 130 lavoratori, 130 pedine.

“Sì, le cose stanno così – conferma Jerry Magno, segretario della Filctem Cgil etnea – Pfzier è una multinazionale e come tale agisce. Ha una sua strategia decisa sulla pelle, in questo caso, dei lavoratori dello stabilimento di Catania”.

Strategia sconosciuta. Perché uno degli aspetti più odiosi di vicende del genere è l’indifferenza, la strafottenza, l’arroganza. Noi siamo noi e voi non siete un ca…, tanto per fare comprendere bene l’atteggiamento. Perché, così come ci racconta Magno “A noi rappresentanti sindacali l’azienda ha comunicato di avere individuato un esubero di 130 impiegati con contratto a tempo indeterminato soltanto giovedì scorso, dopo innumerevoli richieste di incontro, di dialogo, di chiarimenti, perché per noi era evidente e allarmante da tempo che c’era qualcosa che non andava per il verso giusto, che stava profilandosi qualcosa di negativo per lo stabilimento e, quindi, l’occupazione, visto che avevamo notato del disinteresse, vedevamo la produzione a rilento o, in alcune fasi, del tutto assente. E non per colpa dei lavoratori, che non erano messi nelle condizioni di essere operativi al massimo”.

Magno si riferisce, in particolare, al reparto penicillina, ma è una ipotesi suggerita dalla logica: “E’ il reparto per il quale l’azienda ha manifestato disinteressamento, per questo riteniamo che i 130 esuberi che afferma di avere di individuato si riferiscano a quel settore. Ma ancora non sono stati forniti del genere. Siamo stati lasciato all’oscuro, tenendo in sospeso e nell’ansia i lavoratori. Ancora siamo in attesa di essere convocati per fornirci l’elenco coi nomi dei dipendenti interessati e per farci sapere i criteri che hanno determinato la loro scelta. E ci fa rabbia che stia venendo tutto a galla soltanto perché abbiamo più volte cercato un confronto che non c’è stato e che avrebbe potuto gettare le basi per evitare quel che sta accadendo. Con i fondi del Pnnr, per esempio, si potrebbe buttare giù lo stabilimento e realizzarne uno nuovo. Invece si è deciso di lasciare le cose come stanno, di non investire, tenendo in scarsa considerazione le professionalità acquisite e l’importanza per il territorio etneo di una realtà industriale così importante”.

Il tutto in un periodo in cui la pandemia sta facendo arricchire a dismisura colossi della chimica e della farmaceutica proprio come Pfizer, che ha visto diventare obesi gli utili grazie alla produzione di vaccini e che sta già sfregandosi le mani per la pioggia di capitali che guadagnerà grazie al Paxlovid, il farmaco anti Covid che, però, sarà prodotto nello stabilimento di Ascoli Piceno, dove, là sì, sta investendosi eccome: “Abbiamo saputo che sta puntando su Ascoli, dove farà 300 nuove assunzioni – rivela Magno – e già ipotizziamo che sarà di certo proposto ai nostri 130 lavoratori in esubero il trasferimento per non perdere l’occupazione. Ma è un’opzione, eventualmente, accettabile per chi ha già superato la soglia di una certa età? Per chi qua ha la famiglia? C’è gente che è stata assunta quando già aveva compiuto 50 anni. Ci sono innumerevoli situazioni problematiche, che costringerebbero a rinunciare al trasferimento in una città che non è dietro l’angolo”.

Insomma, si profilano i soliti, odiosi ricatti legalizzati: vuoi lavorare? Lascia tutto e vai dove ti spediamo, fino a quando farai comodo, ovviamente. Perché la storia potrebbe poi ripetersi ovunque, all’infinito. Comanda la strategia.

Quella che si permettere di fare il bello e cattivo tempo grazie anche all’inerzia istituzionale. Perché nessuno sta spendendosi per salvare lo stabilimento Pfizer di Catania, per fare da scudo ai lavoratori. “Siamo attesi di essere convocati anche dal Ministero dello Sviluppo Economico. Quello che dovrebbe essere determinante, che dovrebbe vigilare e intervenire affinché le multinazionali non si riducano a sfruttarci, mentre dovrebbero investire e garantire. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci? Il sindaco di Catania Salvo Pogliese o chi lo sostituisce adesso che è sospeso? Gli assessori al ramo? No, nessuno si è mai fatto sentire. Né prima quando abbiamo lanciato l’allarme né adesso. Sarebbe ovvio attendersi un pronto intervento. Ma, a parte alcuni giornalisti così come lei, nemmeno una telefonata“.

Nemmeno una telefonata.

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Alessandro Sofia

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