Pubblicato il 4 Agosto 2025
Le ONG denunciano la violazione delle normative comunitarie
ROMA, 4 agosto. Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione Europea contro il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Le associazioni sostengono che le condizioni stabilite dalla normativa comunitaria non siano state rispettate, chiedendo quindi l’apertura di una procedura di infrazione.
Impatto ambientale ammesso e procedura speciale avviata
Secondo le ONG, l’impatto ambientale dell’opera è certo e documentato, e dopo anni di negazioni, è stato ammesso dagli stessi proponenti del progetto. Proprio per questo, è stata attivata una procedura speciale di autorizzazione prevista dalla normativa europea, che consente la realizzazione dell’infrastruttura solo a determinate condizioni.
Il cuore del reclamo: il parere Via Vas e le prescrizioni ignorate
L’oggetto del reclamo riguarda il secondo parere della Commissione Via Vas (n. 72/2025), che ha chiuso la cosiddetta “procedura di livello III della VINCA” (Valutazione d’Incidenza). Tale procedura è stata obbligatoriamente avviata in seguito al primo parere (n. 19/2024), che pur autorizzando il progetto, lo ha condizionato a ben 62 prescrizioni, non ancora soddisfatte.
Le associazioni sottolineano che la procedura di deroga è giustificata solo in presenza di tre requisiti fondamentali:
- Assenza di alternative al progetto che comporta impatti;
- Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico;
- Adeguati interventi compensativi ambientali.
Accuse di strumentalizzazione per evitare il parere dell’Ue
Secondo Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF, nessuna delle condizioni richieste risulta soddisfatta. Le ONG accusano il governo di aver forzato l’interpretazione dei “motivi imperativi di interesse pubblico”, includendo motivazioni militari, sanitarie e di protezione civile per evitare il parere della Commissione Europea.
Inoltre, criticano il riferimento a valutazioni economiche giudicate “ampiamente opinabili”, e a benefici attesi dal carattere “miracolistico”.
Violazione delle direttive europee e nuova richiesta d’intervento
Le associazioni concludono che, alla luce delle irregolarità procedurali e delle carenze nei requisiti richiesti, l’Italia sarebbe in violazione delle direttive Habitat e Uccelli. Da qui nasce la decisione di inviare un secondo reclamo all’Unione Europea, a integrazione di quello già presentato il 27 marzo 2025, con la richiesta di un’azione formale contro il governo italiano.

