Pubblicato il 22 Febbraio 2025
Nel corso dell’anno giubilare, Agrigento ha riacquisito l’urna che conserva le reliquie di San Gerlando. Quest’opera, che unisce le caratteristiche dell’arca reliquiaria e della macchina processionale, fu progettata dal pittore monrealese Pietro Novelli. L’urna, una cassa di legno scolpita e rivestita in argento cesellato, fu commissionata dal vescovo Francesco Traina nel 1635 e realizzata nel 1639 grazie al lavoro dell’argentiere Michele Ricca e dello scultore Giancola Viviano. Nel 1972, durante la sua collocazione nella chiesa di San Domenico, dopo la chiusura della Cattedrale per una frana, vennero rubati 10 dei 12 puttini e la statuetta del Santo. Nel 1983, quando l’urna tornò in Cattedrale, furono sottratti gli ultimi puttini e sei riquadri raffiguranti episodi della vita del Santo. Nel 2012, il Comando Carabinieri – Tutela del Patrimonio Culturale – recuperò e restituì sei dei puttini rubati, mentre nel 2013 venne ritrovato e riconsegnato un altro puttino.
Ieri mattina, in Cattedrale, l’urna è stata presentata alla stampa in un emozionante evento che ha celebrato anche il lavoro degli artigiani cesellatori contemporanei. L’urna, che custodisce i resti mortali di San Gerlando, è un simbolo della fede cristiana e un tesoro artistico di valore inestimabile. Il restauro è stato promosso dall’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi e dal Museo Diocesano, con il rilievo preliminare curato da Domenico Olivieri e Sofia Sanfilippo, quest’ultima responsabile anche del restauro delle parti lignee.
Il progetto di restauro è stato gestito da Antonio Mignemi della Mimarc, mentre la creazione e l’integrazione delle parti mancanti sono state realizzate dalla Fabbrica Artigiana Argenteria Amato Antonino. Grazie alla generosità dell’architetto Alfonso Cimino, che ha interamente finanziato l’opera, questa grande operazione è stata possibile.

