Pubblicato il 7 Maggio 2025
Accuse pesanti e misure cautelari
Un medico primario dell’Ospedale Civile di Piacenza è stato arrestato nella mattinata di mercoledì 7 maggio con l’accusa di violenza sessuale aggravata e atti persecutori ai danni di dottoresse e infermiere che lavoravano nel reparto da lui diretto.
Per il medico, sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre gli investigatori hanno eseguito perquisizioni nella sua abitazione e nel suo studio all’interno dell’ospedale.
Un clima di terrore tra le dipendenti
Secondo quanto riportato in una nota ufficiale della Questura, le indagini hanno svelato un quadro inquietante: in 45 giorni di monitoraggio, sono stati documentati ben 32 episodi di abusi.
“Il medico approfittava sistematicamente del proprio ruolo, costringendo dottoresse e infermiere, in uno stato di soggezione psicologica, a subire quotidianamente atti sessuali. In due casi, la condotta ha assunto anche la gravità di atti persecutori continuativi.
Le vittime temevano gravi conseguenze professionali e familiari qualora avessero scelto di opporsi.
La denuncia che ha fatto partire le indagini
Le indagini sono partite grazie al coraggio di una dottoressa, che ha denunciato di essere stata aggredita sessualmente all’interno dello studio del primario, mentre si trovava lì per discutere delle ferie.
L’uomo l’avrebbe chiusa a chiave, sbattuta contro un mobile e costretta a subire atti sessuali, interrotti solo dal fortuito arrivo di un collega che bussava alla porta.
Comportamento sistematico documentato da audio e video
Durante i 45 giorni di controlli ambientali, con telecamere e microfoni nascosti nello studio, gli inquirenti hanno registrato molteplici episodi di abusi, alcuni dei quali con rapporti sessuali completi e orali.
Le immagini hanno rivelato che gli atti avvenivano frequentemente durante l’orario di servizio, spesso mentre le vittime si trovavano nell’ufficio del primario da sole.
Clima omertoso e timori delle vittime
Le indagini sono state rallentate da un diffuso clima di omertà all’interno del reparto. Alcune vittime inizialmente hanno taciuto per paura.
Una seconda dottoressa ha denunciato gli abusi, ma ha poi ritirato la querela il giorno successivo, temendo ripercussioni sulla carriera e sulla vita privata.
Numerose collaboratrici hanno confermato le violenze, anche se i video mostrano che il numero delle vittime potrebbe essere maggiore.
Condotte prevaricatorie e potere abusato
Il comportamento del medico mostrava una chiara strategia di prevaricazione: secondo quanto emerso, entrare nel suo ufficio significava, per molte donne, essere sottoposte ad atti sessuali.
“Le resistenze delle vittime erano sistematicamente sopraffatte”, spiega la Questura. Il primario approfittava del suo ruolo di potere, della propria influenza nell’Ausl e di una rete di relazioni che lo rendevano intoccabile.
Non solo le violenze erano note a diversi colleghi, ma in alcuni casi il medico si vantava apertamente di quanto faceva, ricevendo perfino suggerimenti da altri uomini su nuove pratiche sessuali da imporre alle vittime.
Un danno anche ai pazienti
L’ambiente lavorativo profondamente compromesso ha avuto ripercussioni anche sull’assistenza ai pazienti. Le operatrici erano emotivamente provate, mentre il primario, distratto dai suoi impulsi sessuali, trascurava i doveri professionali.
Un comportamento che ha inciso in modo significativo sul clima interno del reparto e sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
Immagine di repertorio

