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Marco Cappato

Primo caso di suicidio assistito in Lombardia: le parole struggenti della donna

Pubblicato il 14 Febbraio 2025

La donna 50enne era affetta da sclerosi multipla progressiva.

Una donna cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni è morta nelle scorse settimane a casa sua, nella località dove viveva, in Lombardia, dopo un’auto-somministrazione di un farmaco fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria.

Sesto caso in Italia: le dichiarazioni dell’Associazione Luca Coscioni

La notizia, è stata diffusa oggi (14 febbraio) dal Corriere della Sera. Queste le parole di Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni: “Regione Lombardia ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere farlo. Si conferma così nei fatti ciò che avevamo sostenuto anche in occasione dell’irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiararsi incompetente in materia”. 

La donna, a causa della malattia, era paralizzata e costretta a una condizione di totale dipendenza e necessità di assistenza continuativa e il suo è il primo caso in Lombardia.

Le parole struggenti della donna

“La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi” ha scritto nell’ultimo messaggio la donna, che ha avuto accesso alla procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019 sul caso ‘Cappato/Antoniani’. 

La paziente aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni ad inizio maggio 2024. L’azienda sanitaria a fine luglio 2024, dopo l’acquisizione del parere del comitato etico, le ha comunicato il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte con la sentenza Cappato (capacità di prendere decisioni libere e consapevoli, patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili dal richiedente, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale).

Ha potuto così procedere con l’auto-somministrazione del farmaco letale nel gennaio scorso, nella propria abitazione, assistita dal dottor Mario Riccio e circondata dai suoi cari, come spiega l’Associazione.

Gallo e Cappato, sottolineano che “se fosse stata in vigore la nostra legge di iniziativa popolare ‘Liberi subito’, Serena avrebbe potuto seguire una procedura chiara e definita invece di dover affrontare, insieme al personale sanitario, una corsa a ostacoli durata 9 mesi. Chiediamo al presidente Fontana di tornare sulla materia, riesaminando il contenuto della nostra legge e emanare un atto di Giunta, come preannunciato dal presidente Zaia in Veneto”. Fonte Ansa. Nella foto Marco Cappato

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