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Quella mano sulla coscia durante i turni di servizio in auto: partito al Tribunale di Latina il processo per molestie sessuali. Vittima un carabiniere donna

Una giovane carabiniere racconta in tribunale le molestie e gli abusi subiti da un collega. Il processo a Latina continua, con la difesa che solleva dubbi sul comportamento della vittima e sulle indagini

Pubblicato il 10 Maggio 2025

Una ragazza carabiniere ha testimoniato ieri in un’aula del Tribunale di Latina, descrivendo gli atti persecutori e le molestie sessuali subite da un collega. Per motivi di privacy e protezione, la donna ha richiesto di essere coperta da un paravento durante il suo racconto e, su richiesta del presidente del collegio, la sua testimonianza è stata resa a porte chiuse.

La Testimonianza della Vittima

La giovane donna ha raccontato di un comportamento indesiderato da parte del collega, iniziato con avances durante i servizi in auto, fino a un episodio in cui l’uomo le avrebbe messo le mani sulla coscia. Non si è trattato di un episodio isolato, ma di una situazione prolungata nel tempo, nonostante le ripetute richieste della vittima di fermarsi. Oltre alle molestie fisiche, il collega avrebbe inviato messaggi a sfondo sessuale e, in un’occasione, avrebbe proposto rapporti sessuali durante un altro servizio. La donna ha anche raccontato di come l’uomo l’abbia “punita” per i suoi rifiuti, isolandola e utilizzando un mitra come intimidazione.

Questi comportamenti hanno avuto un forte impatto sulla sua salute mentale, causando stress e ansia. La donna si è poi confidata con il suo comandante, che aveva notato un cambiamento nel suo umore, dando così avvio al procedimento legale.

La Difesa e le Domande Sospette

La difesa del carabiniere accusato, rappresentata dagli avvocati Alessandro Mariani e Italo Montini, ha messo in discussione alcuni aspetti della testimonianza. In particolare, hanno cercato di chiarire perché la vittima non avesse chiesto modifiche ai turni di servizio e perché avesse risposto ai messaggi del collega, nonostante le presunte vessazioni. Inoltre, hanno sollevato dubbi sul fatto che la vittima non avesse sporto denuncia subito, chiedendo di analizzare anche la gestione del procedimento d’ufficio da parte della comandate.

La Risposta della Vittima

La donna ha risposto che i turni erano stabiliti dalla comandante e che, nonostante la pressione, rispondeva ai messaggi del collega più anziano, probabilmente per rispetto dell’autorità e per la sua posizione gerarchica. La sua testimonianza è stata difficile, ma essenziale per il corso del processo, che è stato aggiornato al 11 settembre, quando verrà ascoltata la comandante che ha avviato il procedimento d’ufficio, portando all’allontanamento dell’uomo.

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