Pubblicato il 10 Settembre 2025
Non luogo a procedere per estinzione del reato
La Corte d’assise di Messina ha pronunciato il non luogo a procedere per estinzione del reato nel processo a Stefano Argentino, il giovane morto suicida in carcere dove era detenuto per il femminicidio di Sara Campanella. Il delitto risale al 31 marzo, quando la studentessa di Medicina, 22 anni, è stata accoltellata dal collega di 26 anni. Argentino era imputato per omicidio aggravato e premeditato.
Dopo la sentenza, i genitori di Sara hanno denunciato Daniela Santoro, madre di Stefano, ipotizzando il suo coinvolgimento come concorso morale nel reato.
Le motivazioni della denuncia
Secondo gli avvocati della famiglia di Sara Campanella, Cettina La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, la madre di Stefano era consapevole della personalità del figlio e non avrebbe fatto nulla per fermarlo. Dopo l’omicidio, Daniela Santoro avrebbe aiutato il figlio a fuggire e a nascondersi, facilitando così la sua latitanza.
Nella querela sono stati allegati messaggi WhatsApp e bigliettini scambiati tra madre e figlio. Tra le istruzioni date da Daniela: non parlare in carcere perché le conversazioni sarebbero intercettate e non inviare messaggi agli investigatori. In uno dei messaggi di Stefano dopo aver saputo della morte di Sara si legge: “L’avevo colpita in quel punto lì…“, mentre in un altro scrive: “Mamma, tu sai quanto io sia vendicativo…“.
Concetta La Torre ha commentato: “Il ‘no’ di una donna è un ‘no’ e va rispettato. Sempre. Abbiamo presentato un esposto alla Procura perché vengano accertate eventuali responsabilità di terzi. La madre di Stefano invitava il figlio a lasciar perdere, ma non si è sempre tirata indietro davanti alla sua ossessione per Sara”.
Il delitto e il ruolo della madre
Il 31 marzo Stefano ha atteso Sara al termine del tirocinio, l’ha avvicinata e l’ha accoltellata. Dopo il delitto, invece di tornare a Messina, si è rifugiato a Noto, nella sua città natale, in un b&b gestito dalla madre, dove è stato poi rintracciato grazie al localizzatore del suo cellulare.
Nei primi giorni dell’inchiesta erano già emersi dubbi sul comportamento della madre. Secondo il gip, un biglietto scritto da Daniela Santoro per l’altro figlio faceva riferimento a un presunto allontanamento per motivi di salute, ma le indagini non confermarono problemi fisici. Il giudice ipotizzò che dietro l’allontanamento ci fosse la volontà di aiutare Stefano a non farsi trovare.
Le parole della famiglia di Sara
La mamma di Sara ha dichiarato: “Finora c’è stato silenzio, necessario per un dolore così grande, ma siamo qui per dare giustizia a Sara. Deve avere giustizia: vogliamo la verità“. Ha aggiunto: “Se ci sono responsabilità, allora si trovino. La sua luce continuerà a illuminarci perché lei era amore e continuerà a dare amore“.

