Pubblicato il 2 Gennaio 2025
Dopo l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala in Iran, l’attenzione della politica mondiale si è spostata su Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere e imprenditore svizzero-iraniano 38enne arrestato lo scorso 16 dicembre a Malpensa e attualmente rinchiuso nel carcere di Opera. C’è il forte sospetto che quello della Sala sia un arresto “politico” e che l’Iran abbia intenzione di usarla come moneta di scambio per liberare l’ingegnere.
Su Abedini pende la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, che lo accusano di aver fornito supporto ai pasdaran iraniani in occasione dell’attentato terroristico contro soldati americani in Giordania.
La Procura generale dice no all’ipotesi degli arresti domiciliari di Abedini
La Corte d’Appello dovrà decidere nei prossimi giorni del destino di Abedini, per il quale il suo avvocato ha presentato la richiesta della misura degli arresti domiciliari, che prevede la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato iraniano, e in più il divieto di espatrio e l’obbligo di firma.
Misure che, secondo la Procura generale di Milano, non servirebbero per scongiurare il pericolo di fuga dell’ingegnere. Inoltre il pg ha riferito che approfondirà con attenzione le accuse mosse dall’Iran alla giornalista Cecilia Sala, accusata di non ben precisate violazioni della legge della Repubblica islamica in Iran.
La posizione degli Stati Uniti
La Procura generale si è detta fermamente contraria agli arresti domiciliari di Abedini e anche il Dipartimento di giustizia del Massachussets ha espresso il suo forte no alla scarcerazione del 38enne. Subito dopo l’arresto di Cecilia Sala un portavoce del Dipartimento statunitense ha accusato l’Iran di detenere ingiustamente molti cittadini stranieri, spesso per utilizzarli come leva politica e spingere altri paesi a scarcerare detenuti iraniani o vicini all’Iran. “Non c’è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente” – ha detto un portavoce.

