Pubblicato il 24 Marzo 2025
Quattro anni fa, una professoressa di Treviso è stata licenziata dopo una condanna per produzione illecita di sostanze stupefacenti, a causa della coltivazione di piante di cannabis sul proprio balcone. Ora, dopo aver saldato il suo debito con la giustizia, la docente ha deciso di chiedere il reinserimento nel mondo dell’insegnamento, ma la strada non è semplice.
Il reato ostativo: un ostacolo al reintegro nella scuola
Il reato di produzione illecita di sostanze stupefacenti è considerato un reato ostativo, ovvero una condanna che impedisce a chi l’ha ricevuta di accedere o tornare a ricoprire incarichi pubblici, in particolare nel settore dell’insegnamento. Questo include anche reati come mafia, pedofilia, e detenzione di armi. Pertanto, nonostante la docente abbia ormai scontato la pena, il suo reintegro nella scuola pubblica è bloccato dalla normativa vigente.
Il sostegno di Uil Scuola e la speranza di un precedente favorevole
La professoressa si è rivolta al sindacato Uil Scuola per chiedere il reinserimento nel corpo docente e cercare di “ripulire” la propria fedina penale. Nonostante il percorso sia complicato, ci sono dei precedenti che potrebbero far ben sperare la docente. Giuseppe Morgante, rappresentante della Uil Scuola di Treviso, ha fatto notare che, sebbene il licenziamento fosse inevitabile, ci sono stati casi simili in cui altri insegnanti sono stati reintegrati dopo aver scontato pene per reati analoghi.
I precedenti che potrebbero far sperare la professoressa
Morgante ha portato l’esempio di un insegnante di una scuola superiore tra Conegliano e Vittorio Veneto, che da giovane era stato condannato per spaccio di droga. Dopo aver lavorato nel settore privato per molti anni, l’insegnante ha deciso di entrare nel settore pubblico. Grazie alla distanza temporale dal reato, gli è stata concessa la riabilitazione. Morgante ha sottolineato che, nel caso specifico, il reato risaliva a trent’anni prima, e che queste situazioni non devono necessariamente rappresentare una macchia permanente sulla carriera professionale.
Un altro caso riportato riguarda un professore che, sebbene fosse stato condannato e incarcerato per altri reati, ha ottenuto la possibilità di uscire temporaneamente dal carcere per insegnare. Questi precedenti dimostrano che, in alcuni casi, il sistema scolastico ha mostrato apertura verso il reintegro di chi ha già scontato la pena.
La sfida della docente e le speranze per il futuro
La professoressa, quindi, non perde la speranza e continua a lottare per riprendersi il suo posto nella scuola, sostenuta da un sindacato che crede nella sua riabilitazione. La sua battaglia, seppur ardua, si inserisce in un contesto di discussioni legali e precedenti positivi che potrebbero aprire la strada a un cambiamento nella normativa che regola il reintegro degli insegnanti condannati.

