Pubblicato il 26 Ottobre 2024
“Nessuna giustificazione dunque è possibile per il ventiduenne, che non ha mai confessato, mostrato segni di resipiscenza né tantomeno chiesto perdono ai familiari della vittima. Morreale ha anzi insistito nella sua tesi del suicidio della ragazza, pentita di averlo tradito e pronta a darsi fuoco dopo l’ennesima lite con lui”. E’ uno dei passaggi salienti della sentenza che ha condannato all’ergastolo l’assassino di Roberta Siragusa.
I giudici hanno pubblicato le motivazioni che tratteggiano il profilo di Pietro Morreale, che il 21 gennaio del 2021 ha ucciso l’ex fidanzata 17enne a Caccamo, centro della provincia di Palermo.
Un omicidio sconvolgente, brutale: il condannato ha prima colpito la ragazza con violenza al capo e poi le ha dato fuoco mentre era ancora viva, per poi cercare di occultare i resti.
“Era perfettamente capace di intendere e di volere e i motivi di ricorso presentati dalla difesa non sono meritevoli di valutazione”, sottolineano i giudici della prima sezione della Cassazione.
Una sentenza che condanna Morreale anche a risarcire le parti civili e pagare le spese processuali delle parti civili.
Cioè la madre della vittima, Iana Brancato, il padre Filippo Siragusa, il fratello Dario e la nonna Maria Barone.
“Il fatto che il ragazzo, subito dopo l’uccisione di Roberta abbia tenuto comportamenti che la difesa ha giudicato incongrui, non è plausibile spia di una condizione di deficit psichico rilevante, anzi pare esattamente il contrario; e che ancora non riveste particolare significato la circostanza che nei primi periodi della propria detenzione Morreale sia stato seguito dagli psicologi penitenziari, anche considerato che gli stessi non hanno mai fatto alcun riferimento a problematiche psicopatologiche diverse dalla normale ansia”, spiegano i giudici.
Dopo l’omicidio e aver abbandonato il corpo della ragazza in un dirupo, fanno notare i magistrati, Morreale mandò un messaggio a un amico per giocare on line alla PlayStation.
“Morreale, responsabile di 33 episodi di violenza fisica subìti dalla diciassettenne in un anno prima dell’omicidio, esperto praticante dell’arte marziale del kick-boxing prese repentinamente e improvvisamente a pugni la povera Roberta, quando ancora i due erano in auto, senza darle il tempo di alcuna reazione”, spiegano i giudici.
Che hanno confermato “Il tema della gelosia patologica di Morreale e delle sue gravissime ricadute sul rapporto con Roberta”.

