Pubblicato il 8 Ottobre 2025
Intervento pionieristico al Bambino Gesù di Roma
Roma, 8 ottobre 2025. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma un’équipe di specialisti ha eseguito un intervento rivoluzionario che ha permesso a un bambino di soli 3 anni di sentire per la prima volta. Grazie a una nuova tecnica robot-assistita, è stato impiantato un orecchio bionico in due giovani pazienti affetti da sordità profonda, riducendo al minimo i rischi chirurgici.
Due pazienti, una tecnica all’avanguardia
I protagonisti di questo straordinario traguardo sono un bambino con sordità congenita e una ragazza di 14 anni affetta da sordità progressiva. Entrambi sono stati operati dal team dell’Unità di Audiologia e Otochirurgia del Bambino Gesù, nell’ambito del primo studio europeo sull’uso della robotica negli impianti cocleari pediatrici.
Con oltre 1.000 interventi per la sordità infantile e 6.000 operazioni otomicrochirurgiche all’attivo, l’ospedale romano rappresenta un punto di riferimento nazionale per la cura delle malattie complesse dell’udito.
Come funziona la chirurgia robot-assistita
La nuova procedura, guidata dal professor Pasquale Marsella, unisce l’azione di due robot di ultima generazione, chiamati Otoarm e Otodrive.
- Otoarm è un braccio meccanico che mantiene con estrema precisione la posizione degli strumenti chirurgici.
- Otodrive consente un inserimento controllato e non traumatico dell’elettrodo all’interno della coclea.
Questa combinazione riduce in modo significativo il rischio di danni alle strutture nervose dell’orecchio interno, garantendo maggiore sicurezza e precisione.
Cos’è l’orecchio bionico
Comunemente noto come “orecchio bionico”, l’impianto cocleare è una protesi elettronica che sostituisce la funzione della coclea, la parte dell’orecchio interno che trasforma le onde sonore in impulsi elettrici diretti al cervello.
È composto da:
- una parte interna, inserita nella coclea;
- una parte esterna, che cattura i suoni e li trasmette all’impianto.
Il dispositivo converte i suoni in segnali elettrici, restituendo così la percezione uditiva anche ai bambini che non traggono beneficio dai tradizionali apparecchi acustici.
I risultati dell’intervento
“I due giovani pazienti hanno superato l’intervento senza alcuna complicazione e stanno bene”, spiega Pasquale Marsella, responsabile di Audiologia e Otochirurgia del Bambino Gesù.
Il caso più sorprendente è quello del bambino di 3 anni, che ha potuto attivare il suo impianto cocleare dopo appena una settimana. Durante i test di accensione, è stato verificato che l’udito residuo dell’orecchio operato è rimasto integro, confermando la mininvasività e l’atraumaticità del metodo robotico.
Grazie a questa innovazione, la chirurgia dell’udito entra in una nuova era, dove la tecnologia robotica permette di restaurare i sensi con maggiore sicurezza e precisione, restituendo ai più piccoli la possibilità di scoprire il suono per la prima volta.

