Pubblicato il 13 Giugno 2025
Un sistema di favori e tangenti
La Guardia di Finanza di Palermo ha smascherato un comitato d’affari che pilotava gli appalti sanitari in Sicilia, coinvolgendo dirigenti pubblici, lobbisti, imprenditori di calibro nazionale e interlocutori politici. Le gare, per un valore complessivo di 130 milioni di euro, venivano manipolate a favore di imprese ‘amiche’ tramite informazioni riservate, capitolati su misura e la cancellazione di bandi sgraditi.
Le accuse della Procura
Secondo la richiesta firmata dai pm coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, la sanità regionale è “affetta da una corruzione sistemica”. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti, alterazione delle procedure di scelta del contraente e fatture per operazioni inesistenti.
Le misure cautelari
Il gip ha disposto per i dieci indagati arresti domiciliari, obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, divieti di dimora e sospensioni dai pubblici uffici. Gli interrogatori preventivi – ora obbligatori per legge – hanno preceduto l’emissione dei provvedimenti.
Il prezzo della corruzione
In cambio dei favoritismi, pubblici funzionari ricevevano o si vedevano promettere tangenti proporzionate al valore delle commesse, talvolta mascherate da consulenze fittizie. Altre volte, l’accordo prevedeva assunzioni di familiari o altri benefici personali. Inoltre, le commissioni di gara venivano “ritagliate” inserendo membri considerati affidabili dagli stessi imprenditori.

