Sant’Agata, i devoti piangono Trombetta: “Eri unico, adesso suona in Paradiso”

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Era gioia. Era allegria. Era Trombetta, il soprannome dato a Giovanni Falletta, una delle anime della banda del Cereo dei Pescivendoli, così come si vede in uno dei video che stanno diffondendosi sui social per ricordarlo. Anzi, per celebrarlo. Perché era amatissimo, Trombetta, e la sua morte lascia increduli, sgomenti.

Un lutto che funesta il periodo già reso mesto dalle restrizioni anti Covid, quelle che anche quest’anno impediranno i festeggiamenti in onore di Sant’Agata, quella per cui Giovanni suonava la tromba, lo strumento che adorava, che lo caratterizzava, col quale esprimeva la sua passione per la musica e, nei giorni delle processioni, la sua devozione per la Patrona della sua città, della sua Catania, di cui incarnava lo spirito più antico, più popolare.

Lo piange il mondo delle candelore, lo piange la marea di devoti che veniva investita dal suono gioioso della sua tromba o dallo struggente “Silenzio” che suonava con trasporto. Lo piangono i colleghi pescivendoli, gli amici, chiunque lo abbia incontrato e apprezzato perché “Voluto bene da tutti e adesso lasci un vuoto enorme in questo periodo particolare che stiamo vivendo”, perché “Eri un gran lavoratore, sempre col sorriso”, perché “Avevi un’anima Meravigliosa, Gentile, che non potrà mai essere dimenticata”, perché “Chi non ha avuto la fortuna di conoscerti adesso non sa che persona buona c’è tra gli angeli”: è un susseguirsi continuo di commenti, ricordi, emozioni, quello che sta diffondendosi sui social in questi giorni teatro di polemiche e contrapposizioni sui festeggiamenti sedati, adesso luogo di commozione per uno dei “Figli di Agata volato troppo presto in cielo. Caro Trombetta, adesso suona in Paradiso”.

“Voglio ricordarti con l’ultimo messaggio che mi hai mandato” – scrive uno dei suoi migliori amici – ‘Sappi che Trombetta non morirà mai… Tornerà più forte di prima, dillo a tutti. Ti voglio bene fratello mio’. E’ vero Trombetta non è mai morto, è vivo in ognuno di noi. Ti voglio bene”.

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Alessandro Sofia

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