Pubblicato il 7 Giugno 2025
Una condanna pesante per un piano ben orchestrato
Una donna è stata condannata a 2 anni e 8 mesi di reclusione con l’accusa di circonvenzione di incapace. Secondo le indagini della Procura di Roma, avrebbe manipolato un uomo anziano per ottenere il suo patrimonio, arrivando persino a fingere una gravidanza pur di rafforzare la propria posizione.
La richiesta della pubblico ministero Cristiana Correra era stata più contenuta, ma il giudice ha deciso di infliggerle una pena superiore, ritenendo le prove sufficienti a dimostrare la gravità della condotta.
Una relazione nata con l’inganno
La vicenda risale al 2010, ed è stata riportata dal Messaggero, quando la donna – oggi 37enne – conobbe l’uomo, attualmente 74enne, nei giardini di piazza Re di Roma. L’uomo, un dipendente del Ministero dell’Interno, soffriva di lievi disturbi cognitivi, condizione che la donna avrebbe sfruttato a proprio vantaggio.
Si sarebbe finta innamorata, costruendo una relazione che però nascondeva un preciso intento economico: inizialmente chiese piccole somme, 100, poi 200 euro, arrivando infine a pretendere migliaia di euro in contanti, che l’uomo le consegnava senza esitazione.
Matrimonio, appartamenti e una finta maternità
Nel tempo, la donna avrebbe convinto l’anziano a sposarla, facendogli vendere il proprio appartamento e intestandosi una casa in zona Romanina. Per rafforzare il legame, si sarebbe anche inventata di essere incinta, dicendo di aver concepito il bambino tramite inseminazione artificiale in Romania.
In realtà, non avevano mai avuto rapporti completi: vivevano in stanze separate, lui relegato su una brandina, lei nella camera matrimoniale. Il figlio era di un altro uomo, un connazionale con cui la donna aveva una relazione stabile e continuativa.
Le indagini e l’intervento della magistratura
A far emergere il raggiro sono stati alcuni colleghi dell’uomo, insospettiti da certe telefonate tra lui e la moglie. Le conversazioni hanno acceso l’allarme e fatto scattare le indagini.
A seguito delle verifiche, è stato nominato un amministratore di sostegno per proteggere il patrimonio dell’anziano. È stato chiesto l’annullamento del matrimonio e la revoca delle donazioni fatte alla donna.
Il colpo di scena finale
Durante la detenzione, la donna avrebbe anche chiesto all’anziano il denaro del Tfr, richiesta intercettata e acquisita agli atti del processo. Un’ulteriore prova del comportamento predatorio, che ha contribuito alla sua condanna.
La sentenza rappresenta un duro colpo per chi approfitta delle fragilità altrui, e un monito a vigilare sempre su chi entra improvvisamente nella vita di persone vulnerabili.

