Smart working nella PA: vacanza retribuita od opportunità?

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Consiglio comunale in corso al Comune di Bologna. L’intervento di inizio seduta della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sul tema dello smart working nella Pubblica Amminsitrazione.

La dichiarazione della consigliera Mika Cocconcelli (Lega nord)

“Smart working nella PA: vacanza retribuita od opportunità?

In epoca precovid gli smart workers erano 570 mila e solo il 7% nella Pubblica Amministrazione, a tutt’oggi sono almeno 8 milioni i lavoratori che usufruiscono del lavoro agile e lo smart working è stato prorogato oltre il 31.07.2020, per il 30% del personale.

La Regione Emilia-Romagna e la Città Metropolitana di Bologna dichiarano di voler continuare ad adottare queste formule innovative e sarà interessante capire cosa accadrà al termine dell’emergenza e soprattutto quali saranno le prospettive per continuare questa interessante esperienza.

Da una ricerca presentata il 3 giugno 2020 da FPA, la società di servizi che da trent’anni organizza l’evento Forum PA: “Strategie individuali e organizzative di risposta all’emergenza” , risulta che il 93,6% dei dipendenti della Pubblica Amministrazione desidera proseguire in questa modalità e ricordo che la PA è la prima azienda del Paese, ma lavora ancora a ritmi inadeguati alle nuove esigenze. – dichiara la consigliera Cocconcelli –

Il lavoro in certi settori pubblici, particolarmente Ministeri, Regioni, Comuni dovrebbe essere organizzato in maniera flessibile, rapida, per turni e per obiettivi, quindi andrebbe ripensato in una ottica organizzativa ben diversa, basata su target da raggiungere, riprogrammando in maniera più stimolante il lavoro, in un clima di maggior fiducia e responsabilizzazione, in una ottica di valutazioni costi-benefici, come in qualsiasi azienda.

Ritornando al lavoro agile la Lega presentò un Ordine del Giorno, il 19.12.2020, n° 274/12/2019 Pg N° 560532/19 in cui si invitano il Sindaco e la Giunta a coinvolgere un numero maggiore di uffici a diretta collaborazione del Consiglio Comunale di Bologna, nella sperimentazione del lavoro agile che, ricordo, fu adottato all’unanimità.

Nel dispositivo di questo ODG si auspicava e si auspica una nuova filosofia manageriale e una autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da adottare per responsabilizzare il lavoro dei dipendenti, in quanto è giunta l’ora che anche la PA sia efficace ed efficiente.

Il lavoro a distanza favorisce la flessibilità d’orario con un taglio netto ai costi legati agli straordinari, ai servizi sostitutivi, come la mensa, i buoni pasto, le riduzioni per il trasporto pubblico e/o le agevolazioni economiche per i parcheggi, concessi ad esempio ai dipendenti comunali e non ai liberi professionisti, o ai lavoratori autonomi, artigiani, commercianti, creando sperequazioni fra lavoratori pubblici e privati.

Il lavoro agile permette anche notevoli risparmi in merito ai costi connessi alle postazioni di lavoro negli uffici pubblici, inerenti la pulizia, la sicurezza, la manutenzione, l’assistenza tecnica ed i costi dell’energia.
Lavorare da remoto significa riduzione degli spostamenti e quindi meno inquinamento, avere più tempo da dedicare ai propri hobby, senza ovviamente trasformarlo in una “vacanza totale retribuita”, come recentemente affermato dal giuslavorista Ichino. Io non concordo sull’affermazione suddetta anche se, come afferma sempre il giuslavorista, l’estensione della CIG ai dipendenti della PA farebbe comprendere la situazione drammatica che stanno vivendo i lavoratori dipendenti nel privato.

A mio avviso, lo smart working nella PA ha fatto emergere le sacche di inefficienza in alcuni settori, – dichiara la consigliera – documentando inequivocabilmente una forza lavoro mal distribuita od in eccesso. Ad esempio , all’interno dello stesso ufficio, vi sono dipendenti competenti e sottoutilizzati, mentre altri sono “pigri”, come egregiamente illustrato da Francesco Verbaro, nell’interessante articolo del Sole 24 ore, del 22.06.2020.
Il politecnico di Milano ha confezionato un interessante studio che tratteggia le debolezze dell’organizzazione lavorativa della PA, nel post Covid, da cui emergono palesemente le differenti produttività delle persone, con le stesse mansioni ed all’interno dello stesso ufficio.
Meritocrazia, creatività, motivazione, passione dovrebbero essere il motore di qualsiasi amministrazione/azienda pubblica, con la possibilità concreta di licenziare gli scansafatiche.

In una mia interrogazione del 25 gennaio 2019 P.G.n. 12532, chiedevo il numero di licenziamenti avvenuti fra i 4.000, circa, dipendenti comunali: “ Nel 2017 un solo licenziamento per falsa attestazione della presenza in servizio e nel 2018 nessun licenziamento, ma 9 dipendenti sanzionati con la sospensione dal servizio”.

Nell’imprenditoria privata esiste una rimodulazione e una riorganizzazione del lavoro in tempi celeri ed in base alle mutate esigenze, cosa che non esiste assolutamente nel settore pubblico, dove le rimodulazioni non avvengono e, se avvengono, non si verificano certo in tempi rapidi.
Durante le grandi trasformazioni si deve ripensare al lavoro in una ottica agile e si dovrebbe avere il coraggio di affermare, – conclude la consigliera Cocconcelli – quello che tutti conoscono, ossia che nella PA una parte dei dipendenti è in eccesso o non adeguatamente utilizzata e sarebbe opportuno superare stereotipi e adottare una sana riorganizzazione del lavoro, sempre che si abbia la voglia ed il coraggio di farlo, ricorrendo, oltre allo smart working, anche alle turnazioni ed ai licenziamenti, come avviene nel privato”.

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Redazione Bologna

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