Pubblicato il 11 Settembre 2025
Il rifiuto all’ingresso e la vendetta armata
Un episodio da “vecchio West” ha scosso Pagani il 19 luglio 2024. Quattro giovani, respinti all’ingresso di un bar dal personale, hanno reagito con minacce: «Noi siamo guagliuni di mezzo la via». Dopo pochi minuti due di loro sono tornati armati di pistola, ribadendo la loro arroganza: «A Pagani comandiamo noi», prima di esplodere tre colpi a scopo intimidatorio. Il piazzale, affollato da un centinaio di persone, è piombato nel panico.
L’operazione contro il clan
L’episodio è stato ricostruito nell’ordinanza eseguita da Carabinieri e Polizia di Stato contro il clan Fezza – De Vivo. Il provvedimento ha colpito 85 indagati, tra cui tre minorenni: 77 finiti in carcere e gli altri 8 agli arresti domiciliari. L’inchiesta ha avuto come epicentro Pagani, roccaforte dell’organizzazione, ma si è estesa anche ad altri comuni delle province di Napoli e Salerno.
Gli identificati e l’accusa di metodo mafioso
Le indagini hanno permesso di identificare tre dei quattro giovani coinvolti: Luigi Russo (27 anni), Michele D’Auria Petrosino (20 anni) e Alfonso Verziero (28 anni). Secondo gli inquirenti, sarebbero stati Verziero e D’Auria Petrosino a tornare sul posto, con quest’ultimo che avrebbe materialmente sparato. Per tutti e tre è stata disposta la custodia cautelare in carcere, con l’aggravante del metodo mafioso.
Una dimostrazione di potere criminale
Secondo gli investigatori, l’azione aveva come obiettivo quello di riaffermare il controllo del territorio da parte del clan, mostrando la capacità di intimidire e di imporre la propria autorità in pieno centro cittadino. Un gesto che, nonostante l’apparente improvvisazione, rientra perfettamente nella logica del potere mafioso.

