Pubblicato il 17 Febbraio 2023
“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Amo questa terra e amo la politica. So di aver commesso molti errori e per i quali ho pagato un prezzo altissimo. Coltivo il diritto, e credo anche il dovere, di potere continuare a essere utile, per questo mi sono speso e mi sto spendendo, per affermare un partito di ideali e di valori: la Democrazia Cristiana“.
Così Totò Cuffaro.
Il commissario regionale della Dc ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza di Palermo la riabilitazione.
È stata dichiarata estinta la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici cui era stato condannato.
“Un partito che voglio che sia nuovo, giovane e donna – prosegue l’ex presidente della Regione Siciliana – Un partito dal cuore antico che abbia la voglia e la forza di fare un assalto alla disumanità e all’indifferenza. La Dc dovrà avere necessariamente un contenuto democratico-sociale, ispirato ai principi cristiani, fuori da questi termini penso non avrà mai il diritto a una vita propria: rischia di diventare un’appendice di altri partiti. La Democrazia Cristiana è un ideale, un’evoluzione di idee, una convinzione di coscienze, una speranza di vita”.
Cuffaro, però, conferma “con determinazione che il mio tempo per le candidature è finito. Potrò tornare a fare il medico. Impegnerò tutte le mie forze affinché la Democrazia Cristiana, oggi una realtà in Sicilia, possa diventare anche una realtà nel Paese. È questo il mio sogno e chiederò a don Luigi Sturzo che mi aiuti affinché diventi realtà. E se riusciamo a far rinascere la DC, chissà che non sia il miracolo per farlo divenire finalmente Santo”, conclude.
L’ex governatore della Sicilia era stato condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra e aveva scontato buona parte della pena.
Ha sempre ribadito tuttavia di non essere colluso: “In tutti e tre gradi di giudizio relativi al processo per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è stato escluso che io sia stato legato da un rapporto collusivo con la mafia, perché i giudici hanno ritenuto inesistente il patto di natura politico-mafiosa o di scambio elettorale”.
Nei mesi scorsi la figlia Ida era diventata magistrato e la notizia aveva suscitato polemiche.
Alcuni avevano osservato come non fosse opportuno che la figlia di un condannato per favoreggiamento della mafia esercitasse le funzioni di giudice, ma altrettante voci si erano levate in suo sostegno.
“L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Palermo che ha riabilitato il Cuffaro ha pure dichiarato estinta la pena accessoria dell’interdizione dei pubblici uffici ritenendo – sia pure in assenza di specifici precedenti della corte di Cassazione e sulla scorta di una interpretazione conforme ai principi espressi nella costituzione e dalla Corte di Giustizia europea – non applicabile la legge Spazzacorrotti perché ritenuta norma più sfavorevole non ancora vigente al momento della sentenza e dei fatti di reato contestati a Cuffaro”, spiega l’avvocato Marcello Montalbano, difensore dell’ex governatore siciliano.

