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Tragedia a Castel d’Azzano: chi erano i tre carabinieri morti nell’esplosione di un casolare

Pubblicato il 14 Ottobre 2025

Un’operazione di sgombero si trasforma in dramma

Nell’immagine da sinistra a destra: Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello

Nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, un’esplosione devastante ha distrutto un casolare a Castel d’Azzano (Verona), causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di tredici persone tra militari e agenti di polizia.
Le vittime sono il luogotenente carica speciale Marco Piffari, il carabiniere scelto Davide Bernardello e il brigadiere capo qualifica speciale Valerio Daprà.

I tre stavano partecipando a una perquisizione nell’abitazione che doveva essere sgomberata. La casa era occupata da tre fratelli – Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, di 65, 63 e 59 anni – noti alle forze dell’ordine per precedenti tentativi di resistenza allo sgombero.

L’ipotesi: un gesto volontario

Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione sarebbe stata provocata volontariamente. I fratelli Ramponi avrebbero saturato di gas l’edificio, e l’apertura della porta da parte dei militari avrebbe innescato la deflagrazione, causando il crollo immediato.
Due dei fratelli sono stati fermati subito, mentre il terzo è stato rintracciato poche ore dopo.

Le vittime: tre servitori dello Stato

Le identità dei carabinieri sono state ufficializzate dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha reso omaggio ai militari:

“Hanno sacrificato la propria vita compiendo fino all’ultimo il loro dovere al servizio del Paese.”

  • Marco Piffari, 56 anni, era luogotenente carica speciale e comandante della squadra operativa di supporto del 4° Battaglione Veneto. Si era arruolato nel 1987 e viveva in provincia di Padova.
  • Valerio Daprà, 56 anni, era brigadiere capo qualifica speciale e operatore delle aliquote di primo intervento (Api) del Nucleo Operativo di Padova. Aveva una compagna e due figli di 27 e 26 anni.
  • Davide Bernardello, 36 anni, era carabiniere scelto delle Api del Nucleo Operativo e Radiomobile di Padova, arruolato nel 2014.

I soccorsi e i feriti

Nell’esplosione sono rimasti feriti 11 carabinieri e 4 agenti delle Uopi (Unità Operative di Pronto Intervento) della Polizia. Nessuno di loro è in pericolo di vita.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha confermato che è stato attivato il piano di maxi emergenza.
I corpi delle vittime sono stati recuperati tra le macerie dai vigili del fuoco.
I feriti sono stati trasportati agli ospedali Borgo Roma, Borgo Trento, Villafranca e Negrar di Verona, in condizioni variabili dal codice verde al rosso.

Il comandante provinciale: “Un gesto di follia”

Il colonnello Claudio Papagno, comandante provinciale dei carabinieri di Verona, ha dichiarato:

“Durante l’accesso all’abitazione ci siamo trovati di fronte a un gesto di assoluta follia. È stata accesa una bombola di gas e la deflagrazione ha colpito in pieno i nostri militari.”

Papagno ha aggiunto che l’intervento riguardava un edificio abbandonato in cui gli occupanti si erano barricati da mesi, rifiutando ogni mediazione.

I fratelli Ramponi e i precedenti tentativi di sgombero

Il casolare esploso era un vecchio edificio agricolo in condizioni precarie, già oggetto di numerosi tentativi di sgombero.
I fratelli Ramponi avevano minacciato più volte di farsi esplodere e, nell’ottobre 2024, avevano già riempito di gas la casa, costringendo le autorità a rinviare l’intervento.

Data la pericolosità della situazione, sul posto erano stati inviati reparti speciali dei carabinieri di Padova e Mestre, insieme a polizia, vigili del fuoco e squadre di soccorso medico.
All’interno della casa sono state trovate cinque bombole di gas e resti di bottiglie molotov, segno di una preparazione deliberata.

Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, ha commentato:

“Dovevamo eseguire un decreto di perquisizione e cercavamo anche bottiglie molotov. L’esito è stato inaspettato e terribilmente doloroso.”

Le testimonianze dei vicini

I residenti della zona hanno confermato che la situazione era da tempo fuori controllo:

“Dicevano sempre: ‘Ci facciamo saltare in aria’. Vivevano senza luce, senza gas, come in una grotta. Avevano perso tutto e non volevano lasciare la casa.”

Le reazioni delle istituzioni

La premier Giorgia Meloni ha espresso il proprio cordoglio:

“Con profondo dolore apprendo della scomparsa di tre carabinieri e del ferimento di altri tredici tra militari, vigili del fuoco e polizia. Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime e a tutte le forze dell’ordine che ogni giorno servono lo Stato con dedizione e coraggio.”

Anche la sindaca di Castel d’Azzano, Elena Guadagnini, ha espresso la sua vicinanza:

“Siamo sconvolti e addolorati. Le mie più sentite condoglianze vanno alle famiglie dei militari caduti e ai colleghi feriti nell’adempimento del loro dovere.”

Un sacrificio che segna il Paese

La tragedia di Castel d’Azzano lascia una ferita profonda.
Tre uomini hanno perso la vita mentre servivano lo Stato, in un atto di coraggio e senso del dovere che il Paese non dimenticherà.

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