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Trieste, smantellata rete criminale pakistana: migranti sequestrati e picchiati lungo la rotta balcanica

Pubblicato il 15 Maggio 2025

Immagini diffuse dalla polizia

Viaggi verso l’Italia a caro prezzo: fino a 6.000 euro per entrare nel Paese

È stata sgominata una rete criminale pakistana responsabile del traffico di migranti irregolari lungo la rotta balcanica, un percorso che attraversa Albania, Bosnia, Croazia e Slovenia per raggiungere l’Italia, spesso considerata la meta finale del viaggio.
I migranti, provenienti da vari Paesi asiatici, erano costretti a pagare tra i 4.000 e i 6.000 euro, in base al punto di partenza e ai mezzi impiegati per il viaggio.

Brutalità e sequestri: richieste di riscatto alle famiglie

In alcuni casi, i membri del gruppo criminale non si limitavano al trasporto: i migranti venivano sequestrati e torturati, spesso picchiati selvaggiamente e tenuti prigionieri per giorni.
Le violenze venivano filmate e i video inviati alle famiglie con richieste di ulteriori somme di denaro per il rilascio.
Sono 12 le persone indagate, accusate a vario titolo di sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina, lesioni aggravate, tentata estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Sette sono stati arrestati e si trovano in custodia cautelare.

La denuncia che ha fatto partire le indagini

Le indagini sono scattate nel febbraio 2024, dopo la denuncia di un cittadino indiano giunto in Italia attraversando la Bosnia, Croazia e Slovenia.
L’uomo, accompagnato da “passeur” lungo sentieri boschivi, è stato condotto in una casa con un connazionale dove, secondo il suo racconto, due pakistani li hanno trattenuti per due giorni, sottoponendoli a violenze fisiche e psicologiche.
Anche in questo caso, le famiglie in India hanno ricevuto i filmati e la richiesta di un riscatto di 2.000 euro.

Pagamenti frammentati per sfuggire ai controlli

I pagamenti avvenivano tramite money transfer, con un sistema complesso di passaggi tra diversi Paesi (Pakistan, Francia, Italia), e destinatari fittizi per evitare l’identificazione.
Il beneficiario finale è risultato essere un cittadino straniero con regolare permesso di soggiorno residente a Trieste.
Questo episodio ha fatto scattare l’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che ha portato alla scoperta dell’intera rete.

Migranti nascosti in Bosnia, passaggi in hotel compiacenti e arrivi a Trieste

Nel corso dei mesi, è emerso che l’organizzazione aveva trasportato numerosi migranti di origine pakistana, nepalese, afghana e indiana, partendo dai campi profughi di Bihac, in Bosnia, attraversando Croazia e Slovenia per arrivare a Trieste.
A Zagabria, i migranti venivano temporaneamente alloggiati in appartamenti sicuri o hotel gestiti da complici in attesa del prossimo passaggio.

Una volta entrati in Slovenia, venivano istruiti su come farsi rintracciare dalla polizia locale, per essere condotti in centri profughi nella provincia di Lubiana.
Lì erano attesi da altri membri dell’organizzazione che li assistevano per l’ultimo tratto del viaggio verso l’Italia.
Un meccanismo rodato e spietato che si è finalmente inceppato grazie all’intervento delle autorità.

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