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Donald Trump

Trump Inaugura “Alligator Alcatraz”: il nuovo carcere per migranti nelle paludi della Florida

Pubblicato il 2 Luglio 2025

Una prigione tra alligatori e mangrovie

Nel cuore delle Everglades, tra paludi infestate da alligatori, coccodrilli e pitoni, è sorto un nuovo centro di detenzione per migranti irregolari che ha già fatto discutere il mondo intero. Il complesso, battezzato dai media “Alligator Alcatraz”, è stato costruito in appena una settimana e inaugurato direttamente dal presidente Donald Trump.

Il centro è in grado di ospitare fino a 5.000 persone e, secondo fonti statunitensi, il suo mantenimento costerà 450 milioni di dollari l’anno.

Una struttura remota e ostile

Isolato in una zona paludosa tra le più selvagge della Florida, il carcere si trova su un ex aeroporto abbandonato, circondato da una fitta rete di mangrovie e da una popolazione stimata di 200.000 alligatori. Non mancano zanzare e pitoni, creando un contesto estremamente ostile alla fuga.

La segretaria alla Homeland Security, Kristi Noem, ha descritto la prigione come realizzata secondo gli “standard più avanzati del settore”, ma le organizzazioni per i diritti umani e i gruppi legali per la tutela dei migranti lanciano l’allarme: il rischio di abusi e condizioni disumane è concreto.

Trump: “Gli alligatori faranno la guardia gratis”

Durante la presentazione ufficiale, Trump ha dichiarato che la struttura ospiterà “alcuni dei migranti più pericolosi” e ha sottolineato come l’ambiente naturale renda impossibile la fuga, se non attraverso la deportazione.

Alla domanda se l’intento fosse scoraggiare le evasioni grazie alla presenza di animali pericolosi, Trump ha risposto: “Credo che il concetto sia questo”, ironizzando sul fatto che per sopravvivere a una fuga bisognerebbe “correre a zigzag” per aumentare le possibilità di scampare agli alligatori. Ha poi aggiunto che “i coccodrilli faranno da guardie, e non costeranno nulla allo Stato”.

Un progetto politico dal messaggio chiaro

La costruzione lampo di Alligator Alcatraz è stata annunciata solo pochi giorni prima dal governatore della Florida Ron DeSantis, e rappresenta un chiaro simbolo della linea dura sull’immigrazione dell’amministrazione Trump. Il finanziamento iniziale è coperto dallo Stato della Florida, con l’intenzione di ottenere un rimborso dalla FEMA (Federal Emergency Management Agency).

Il carcere è pensato come un centro temporaneo per i migranti in attesa di espulsione, ma la stessa Noem ha ribadito che l’autodeportazione resta la via preferita dal governo, anche tramite l’app ufficiale Custom and Border Protection.

Alcatraz 2.0? I progetti futuri di Trump

Oltre ad Alligator Alcatraz, Trump starebbe considerando la riapertura dell’originale Alcatraz, la leggendaria prigione nella baia di San Francisco. L’idea è quella di trasformarla in un centro di detenzione per migranti, sul modello di Guantanamo. Per ora si tratta solo di un progetto in fase di studio, ma il messaggio alla base è evidente: una politica migratoria senza compromessi, sostenuta da strutture fortemente simboliche e difficili da dimenticare.

Nel frattempo, la prigione sorvegliata dagli alligatori è diventata realtà: alta sicurezza, posizione inaccessibile e una chiara valenza elettorale.

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