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Meloni

Via libera alla Manovra 2026, Meloni: “E’ seria”. Opposizioni all’attacco: “Disastro”

Pubblicato il 31 Dicembre 2025

Meloni rivendica serietà e rigore, opposizioni all’attacco su salari e welfare

La legge di bilancio per il 2026 raggiunge il traguardo finale. La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il provvedimento a poche ore dal rischio di esercizio provvisorio, consentendo all’esecutivo di archiviare una delle fasi più delicate dell’anno parlamentare.

I numeri del voto e il clima in Aula

Il testo ottiene 216 voti favorevoli, a fronte di 126 contrari e 3 astensioni. L’approvazione arriva dopo una corsa contro il tempo, tra proteste delle opposizioni e una discussione concentrata in meno di due giorni a Montecitorio, con una sola vera seduta notturna.

Meloni: “Manovra responsabile con risorse limitate”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni difende l’impianto della manovra, definendola “seria e responsabile” e costruita in un contesto economico complesso, segnato da margini di spesa ridotti. Le risorse, spiega, sono state indirizzate verso priorità chiave: famiglie, lavoro, imprese e sanità.

Una manovra “blindata” da 22 miliardi

Si tratta della quarta legge di bilancio del governo Meloni, composta da 973 commi e con un valore complessivo di circa 22 miliardi di euro. Il testo è arrivato alla Camera già sostanzialmente chiuso, dopo il via libera del Senato alla vigilia di Natale. Le modifiche portano in gran parte la firma del governo e del Ministero dell’Economia, nel rispetto delle nuove regole europee sull’equilibrio dei conti.

Giorgetti: “Non è una manovra per i ricchi”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti respinge le accuse dell’opposizione e rivendica il risultato: “L’Italia ce l’ha fatta, altri Paesi europei no”. Secondo il titolare del Mef, l’intervento si concentra sui lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, recuperando in modo significativo il fiscal drag.

Particolare attenzione viene data a una misura poco discussa nel dibattito pubblico: la detassazione dei rinnovi contrattuali, che – sottolinea Giorgetti – dovrebbe tradursi in aumenti concreti di salari e stipendi, una richiesta condivisa da sindacati e imprese. Sulla stessa linea la ministra del Lavoro Marina Calderone.

L’affondo delle opposizioni: “Austerità e promesse mancate”

Lo scontro più duro si consuma proprio sul tema dei salari. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein bolla la manovra come “sbagliata” e sbilanciata a favore dei più ricchi, accusando il governo di non affrontare le vere urgenze del Paese: carovita, sanità e liste d’attesa. In Aula contesta anche i tagli a trasporti, scuola e sanità.

Secondo Schlein si tratta di una “manovra di promesse tradite”, soprattutto su pensioni e giovani, e lancia una sfida politica diretta alla maggioranza in vista delle prossime elezioni. Al termine del voto, i deputati dem espongono cartelli con la scritta “Disastro Meloni”.

Conte e Renzi: critiche da M5s e Iv

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte parla di uno spettacolo che “non fa ridere”, mentre il leader di Italia Viva Matteo Renzi definisce la legge di bilancio un compito svolto male, destinato a deludere persino l’elettorato di destra.

Il nodo pensioni resta aperto

Tra i punti più controversi c’è il capitolo pensioni. Il tentativo di irrigidire finestre di uscita e riscatto della laurea non è passato al Senato, ma le opposizioni temono un ritorno del tema nel corso del 2026. Giorgetti, intanto, apre alla possibilità di attenuare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027, qualora i conti pubblici continuassero a migliorare.

Difesa, Europa e futuro del Parlamento

Tiene banco anche il tema delle spese militari, con circa 12 miliardi ipotizzati in tre anni in caso di uscita dalla procedura d’infrazione europea. M5s e Avs parlano di “economia di guerra”, accusa respinta dal ministro dell’Economia, che assicura: sanità, scuola e istruzione non saranno penalizzate.

Le opposizioni criticano infine il metodo di approvazione, ormai di fatto monocamerale, e chiedono una riforma della legge di contabilità per restituire centralità al Parlamento. Un tema che diventerà cruciale con la prossima manovra, la più impegnativa perché alla vigilia delle elezioni.

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