Vittoria, denuncia dell’Associazione RESET: “Autobotti d’acqua alle famiglie con disabili con ritardi sino a un mese. Disagio pesante che grava su nuclei familiari già provati da evidenti fragilità”

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 Mesi addietro, a Vittoria, attraverso la sottoscrizione di un apposito protocollo, a proposito dell’emergenza idrica, era stato previsto che, per soddisfare le esigenze delle famiglie con disabili nel contesto del proprio nucleo familiare, ogni qualvolta queste ultime avessero presentato una richiesta per ricevere un’autobotte d’acqua, la stessa avrebbe dovuto essere soddisfatta nel giro di pochissimo tempo, massimo 24 ore. “Purtroppo – denuncia l’associazione Reset – da qualche settimana non è più così. Le richieste delle famiglie in questione regolarmente trasmesse, secondo le procedure vigenti, agli uffici competenti di palazzo Iacono, sono evase dopo parecchi giorni, in alcuni casi settimane fino ad arrivare anche a un mese. Quindi, per evitare il rischio di rimanere senz’acqua, queste stesse famiglie sono costrette a ricorrere ai privati. E, però, è una situazione complessa che deve essere risolta una volta per tutte. Chiediamo solo che sia rispettato il contenuto del protocollo definito tempo fa”.

Il problema, insomma, sembra essere diventato eccessivamente pesante, anche perché addossato a nuclei familiari con all’interno evidenti fragilità e che, quindi, non possono neanche lontanamente correre il rischio di rimanere senz’acqua per le esigenze quotidiane a cui gli assistenti del disabile devono assolvere nel curare con attenzione chi ha bisogno. “Un problema – spiega il segretario di Reset, Alessandro Mugnas – che arriva da molto lontano, da chi ha governato la città trent’anni fa, senza guardare al futuro, senza pensare alle risorse, idriche in questo caso, che sarebbero potute finire, come in effetti è accaduto. Sì, compravano i pozzi ma senza collegarli con il resto della condotta idrica e con le vasche della diramazione. Emblematico il caso di pozzo Canuto che, pur potendo contare su 30 litri di acqua al secondo a 15 metri di profondità, fu un acquisto senza concreti effetti benefici per l’intera popolazione”. Reset chiede, dunque, che si possa tornare a una parvenza di normalità per queste famiglie che scontano già disagi parecchio pesanti.

“E non si contesti il fatto – aggiunge Mugnas – che la fornitura dell’autobotte deve essere negata a chi non paga i tributi. Se la gente non può pagare i tributi, figurarsi se può sostenere l’acquisto dell’acqua dai privati. Ed è anche inutile sottolineare che queste stesse persone possono presentare le ricevute per ottenere uno scorporo dal canone idrico. Nella maggior parte dei casi non c’è alcuna ricevuta da parte dei privati a cui, tra l’altro, i cittadini neppure la chiedono per evitare che si aggiungano costi su costi”.

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Angela La Terra

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