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Tribunali dei minori, Angelosante: "La giustizia non può sottostare a logiche economiche"

30enne mammone vive ancora con i genitori, il padre lo porta in Tribunale: “Deve andare via di casa!”

Pubblicato il 11 Aprile, 2024

Si pensa che i figli 30enni e 40enni mammoni che non vogliono lasciare il “nido” genitoriale siano solo uno stereotipo inventato per creare barzellette o per farci dei film divertenti. Non è assolutamente così, anzi, sono molti i casi di figli mammoni che proprio non ne vogliono sapere di andare via dalla casa di mamma e papà dove sono serviti e riveriti e non hanno alcuna spesa da pagare.

Divenne famoso il caso di una donna 75enne di Pavia che fece causa ai figli ultraquarantenni per costringerli ad andare via di casa. Pur avendo entrambi un lavoro infatti non avevano alcuna intenzione di andare via, ma non contribuivano alle spese né tanto meno alle faccende domestiche, così la madre li ha sbattuti fuori a forza.

Qualcosa di molto simile si è verificato a Torino, dove un padre per costringere il figlio ad allontanarsi dalla casa familiare si è rivolto ad un giudice.

Il caso del figlio “mammone”

Protagonista di questa vicenda è un 30enne di Torino, senza un titolo di studio e senza lavoro, che vive con i genitori senza dare alcun contributo economico né nelle faccende domestiche.

Il padre spazientito, e contro il parere della madre, si è rivolta all’avvocata Federica Viotto per cacciarlo via di casa. La legale ha spiegato a Fanpage che il gesto estremo in realtà è uno sprone per il ragazzo a trovarsi un lavoro e costruirsi la sua indipendenza, dal momento che i genitori non sono eterni.

Il ragazzo, conclusa la scuola, tra i 19 e i 30 anni ha sempre svolto lavori saltuari e mai continuativi. Davanti al Tribunale ha quindi dichiarato di non essere indipendente, di non avere un reddito e quindi di non poter provvedere a se stesso. Il magistrato ha ritenuto però che il ragazzo abbia tutte le carte in regole per trovarsi un lavoro e andare a vivere altrove in un appartamento tutto suo.

Durante il processo il 30enne ha detto di aver firmato un contratto di tirocinio in una fabbrica a settembre e, dopo il rinnovo del contratto di ottobre, adesso continua a lavorare in quell’azienda a tempo pieno. Il magistrato ha quindi riconosciuto che il ragazzo “occupa senza titolo la casa paterna” e gli ha imposto l’allontanamento dalla casa genitoriale entro 3 mesi.

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