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90enne costretto a restare nel carcere di San Vittore: “Nessuna Rsa la vuole”

Pubblicato il 3 Agosto, 2023

Un uomo di 90 anni è detenuto al carcere di San Vittore ormai da settimane, benché la magistratura ne abbia disposto il ricollocamento in una Rsa. Il motivo? Nessuna Rsa vuole o ha i mezzi per ospitarlo e, in mancanza di un luogo dove stare, l’anziano è costretto a restare nel carcere di San Vittorie.

Il curioso caso del 90enne costretto a stare in carcere

L’uomo era stato arrestato lo scorso 11 luglio per il tentato omicidio della moglie 86enne, che risiedeva insieme al marito nella stessa Rsa di Cinisello Balsamo.

A quanto pare dopo una lite l’uomo aveva colpito violentemente la moglie con un bastone da passeggio, venendo poi arrestato con l’accusa di tentato omicidio.

Dopo alcune settimane la magistratura, considerando l’età avanzata dell’uomo, ha dare parere favorevole al suo trasferimento in un’altra Rsa, ma nessuno a quanto pare ha intenzione di ospitarlo. In ogni caso, come riferito all’AGI, “le sue condizioni di salute sono buone”.

Giorni difficili per il carcere di San Vittore

Sono giorni particolarmente convulsi e complicati per il carcere di San Vittore, dove ultimamente sono morte due persone nel giro di poco tempo: si tratta di un cittadino moldavo di 38 anni e un 30enne deceduto per un malore sopraggiunto dopo aver inalato gas da una bomboletta nel reparto tossicodipendenti.

L’associazione Antigone ha commentato così gli ultimi drammatici episodi: “La vicinanza degli eventi desta preoccupazione per le criticità dell’istituto nel quale, solo da inizio anno, sono passate 28 donne in gravidanza”.

Anche l’avvocato Valentina Alberta, presidente della Camera Penale di Milano, ha espresso le sue preoccupazioni per le criticità emerse nella casa circondariale milanese: “Siamo colpiti da questi fatti e anche da quello che abbiamo visto ieri visitando il carcere. La situazione è molto difficile. A San Vittore ci sono in tutto solo 12 educatori su 936 detenuti e molti dei reclusi hanno disturbi psichiatrici. Ma gli psichiatri sono pochissimi e il disagio psichiatrico è in continuo aumento. Tocca alla Regione intervenire con un supporto sanitario immediato per garantire l’assistenza psichiatrica e al Dap mettere a disposizione del carcere più educatori”.

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