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Accusa il capo di molestie sessuali, ma il tribunale lo assolve: “La ragazza è complessata”

Pubblicato il 25 Luglio, 2023

Un’altra sentenza controversa arriva dal collegio di Roma presieduto da Maria Bonaventura, lo stesso che ha assolto il bidello per la palpata nei confronti di una studentessa ritenuta troppo breve per essere considerata una molestia.

In questo caso la protagonista della vicenda è una donna dipendente di un museo che ha denunciato il suo superiore per molestie, ma il tribunale ha scagionato l’uomo ritenendo che la donna a causa dei suoi complessi abbia male interpretato le sue “attenzioni”.

Le motivazioni dell’assoluzione del tribunale che fanno discutere: “Non c’è stata molestia, ragazza complessata”

Come riportato da Il Corriere della Sera, il tribunale ha assolto l’uomo accusato di molestie sessuali con queste motivazioni: “Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente”.

In sostanza, da quanto emerge dalla sentenza del tribunale, la ragazza sarebbe complessata dal suo peso e per questo motivo avrebbe male interpretato le azioni del suo superiore.

La denuncia presentata nel 2021: le presunte molestie dell’uomo

La giovane dipendente ha presentato denuncia nel 2021 ma, secondo i suoi racconti, le attenzioni morbose dell’uomo sarebbero iniziate già nel 2019, poco dopo la sua assunzione.

Stando alla denuncia della ragazza il superiore avrebbe approcciato prima con battute a sfondo sessuale sempre più pesanti, per poi passare ai fatti palpeggiandola a più riprese sui fianchi, sulla schiena e sulla pancia fino ad annusarle i capelli e sussurrare ansimando.

In un’altra occasione, secondo la denuncia della donna, l’uomo durante una cena aziendale “iniziava a toccarla sul seno, sulla pancia, sui fianchi e sul sedere, a leccarla e a morderle le orecchie fino a quando le infilava la lingua in bocca”.

L’assoluzione dell’uomo è arrivata anche grazie alle testimonianze dei colleghi e delle colleghe della donna, che in parte hanno ridimensionato le sue accuse.

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