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Aeroporti italiani in rosso (-72%). Alcuni rischiano la chiusura

Pubblicato il 11 Novembre, 2020

La percentuale relativa al calo dei flussi negli aeroporti italiani potrebbe verosimilmente raggiungere l’80%. Cento milioni di viaggiatori che, a causa della pandemia, si sono persi per strada, dai 138,5 milioni di gennaio-ottobre 2019 ai 38,6 milioni di gennaio-ottobre 2020 , sono l’attuale dato: il 72% in meno.

Fiumicino è sempre il primo scalo italiano con 8,6 milioni di passeggeri, Malpensa il secondo con 6,4 milioni e Orio al Serio il terzo con 3,3 milioni.si conferma al primo posto (8,6 milioni), seguito da Milano Malpensa (6,4 milioni, che ad agosto e settembre ha superato però Roma) e Bergamo (circa 3,3 milioni). 

Sui voli voli extra-Ue il crollo è stato del 91%, per il traffico nell’Unione Europea meno 78%, meno 46% sui voli nazionali, meno 50% per i cargo. Quando si ritornerà alla normalità? ACI Europe ha fatto una previsione: non prima di 4-5 anni.

La contrazione del fatturato per i gestori aeroportuali è nell’ordine di miliardi di euro. Il presidente di Assaeroporti, Fabrizio Palenzona, chiede “un piano di rilancio” per la situazione “drammatica” e “senza immediati interventi di sostegno diretto sono a rischio migliaia di posti di lavoro e la realizzazione di investimenti e progetti di modernizzazione e sviluppo”.

Servirebbero un fondo di 800 milioni di euro, simile a quello che la Commissione Ue ha creato per gli aeroporti tedeschi, e ammortizzatori sociali. E’ tutto il settore che è in crisi. Boeing e Airbus hanno licenziato 12 e 15mila lavoratori, mentre Lufthansa minaccia di tagliare 30mila posti.

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