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Aids

Aids: pronto un vaccino innovativo contro l’Hiv

Pubblicato il 2 Dicembre, 2022

Dal 1981 (anno in cui è stato riconosciuto per la prima volta) la diffusione dell’HIV a livello mondiale non si è ancora arrestata.

Ogni anno si verificano più di 1 milione di nuove infezioni, e il trend è in aumento, secondo l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’HIV e l’AIDS (UNAIDS): solo nel 2021 si sono registrati 1,5 milioni di nuovi casi e 640.000 decessi.

Il dato positivo è che la mortalità è in diminuzione grazie al fatto che abbiamo una terapia salvavita (non cura l’infezione ma consente al paziente di vivere una vita più lunga e sana), ma al costo di dover assumere farmaci per tutta la vita, e con la difficoltà di rendere accessibili queste cure alle popolazioni più indigenti.

Da decenni la ricerca è impegnata nello studio di un vaccino efficace contro l’HIV, ma dopo 40 anni ancora non ne abbiamo uno disponibile. La difficoltà riscontrata dagli scienziati è legata soprattutto al fatto che il virus muta molto velocemente, rendendo difficile sviluppare una risposta immunitaria (e quindi studiarla) contro tutte queste varianti. Nonostante ciò, la ricerca non si è mai fermata.

Ora, una nuova speranza arriva da un studio, condotto dalla International AIDS Vaccine Initiative e dalla Scripps Research, che ha testato l’efficacia di un vaccino innovativo contro l’HIV. I risultati della prima fase della sperimentazione sull’uomo hanno mostrato che è capace di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta anticorpale efficace contro il virus.

La ricerca è stata pubblicata il 1° dicembre 2022, Giornata Mondiale contro l’AIDS, sulla rivista Science. “Lo sviluppo di un vaccino contro l’HIV – hanno dichiarato i ricercatori -, soprattutto se distribuito in maniera equa in tutto il mondo, sarebbe rivoluzionario, se pensiamo che circa 38,4 milioni di persone al mondo vivono con l’HIV, due terzi delle quali in Africa”.

Tutto parte dalla proteina Env, presente sulla superficie del virus HIV, una delle più importanti per l’infezione dei linfociti T (cellule del sistema immunitario, bersaglio del virus). Questa proteina presenta alcune regioni molto simili a componenti del nostro organismo, motivo per cui la risposta immunitaria dell’organismo ospite viene a mancare o è debole. Una di queste regioni (chiamata “CD4 binding site,” poiché deputata a riconoscere la proteina CD4 sui linfociti T) è per la sua funzione fondamentale nel processo infettivo, piuttosto conservata, non muta.

Partendo da questo, i ricercatori hanno pensato di sviluppare un vaccino che avesse l’obiettivo di aumentare il numero delle cellule B che legano molto bene il CD4 binding site, che sono rare nell’organismo. Questa caratteristica rende queste cellule precursori di anticorpi neutralizzanti a largo spettro (come l’anticorpo VRC01), efficaci cioè contro diversi ceppi virali, poichè legano molto bene una regione del virus che non muta (CD4 binding site).

Per testare la sicurezza e tollerabilità del vaccino, i ricercatori hanno reclutato 48 pazienti con HIV e li hanno divisi in due gruppi: 12 persone hanno ricevuto il placebo (gruppo di controllo) e 36 persone hanno ricevuto, a distanza di otto settimane, due dosi di vaccino, una versione a basso dosaggio e una ad alto dosaggio (gruppo di studio).

Il vaccino ha indotto nel 97% dei partecipanti (35 dei 36 destinatari del vaccino) l’aumento delle cellule B precursori di anticorpi neutralizzanti il virus, un primo passo verso l’immunità. Inoltre, nessuno dei pazienti ha riportato effetti collaterali gravi, e altre reazioni avverse, come dolore al sito di iniezione o mal di testa, sono state da lievi a moderate e si sono risolte in uno o due giorni.

Il vaccino è costituito da una versione ingegnerizzata della proteina Env, progettata per stimolare le cellule B a produrre bnAbs (anticorpi neutralizzanti diretti verso multipli ceppi virali di HIV-1, il più diffuso e, ad oggi, letale dei due ceppi principali di virus HIV). Questi bnAb raramente si sviluppano durante l’infezione, per questo le cellule B bnAb-precursori sono rare negli esseri umani. Obiettivo del vaccino è essenzialmente espandere la popolazione delle cellule B bnAb-precursori, con lo scopo di arricchire il sangue dei pazienti con cellule in qualche modo già pronte a produrre anticorpi neutralizzanti nel caso in cui il virus attaccasse l’organismo. E questo approccio potrebbe essere utilizzato non solo per l’HIV ma anche per l’influenza, il virus dell’epatite C e i betacoronavirus.

“Sebbene i risultati della fase 1 della sperimentazione sull’uomo siano molto promettenti – hanno dichiarato i ricercatori -, non è semplice compiere il passo verso un vaccino completo contro l’HIV. Tuttavia i risultati mostrano un’incredibile risposta e potrebbero preannunciare una nuova era di progettazione di vaccini di precisione. E non solo per l’HIV”.

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