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All’ospedale Cannizzaro di Catania nasce la prima bambina con trapianto di utero

Alessandra è il nome della prima bambina nata con trapianto di utero in Italia.

Pubblicato il 2 Settembre, 2022

E’ arrivato all’ospedale Cannizzaro di Catania il primo caso di nascita con trapianto di utero. Si tratta di Alessandra, la piccola venuta al mondo grazie a questa procedura.

Il primo caso in tutta Italia e il sesto caso al mondo

Questa nascita con trapianto di utero è la prima in tutta Italia, mentre è il sesto caso al mondo. La madre, una donna di 31 anni, era sprovvista a causa di una rara patologia, la sindrome di Rokitansky, e per lei il trapianto era stato effettuato nell’agosto di due anni fa, nel periodo quindi della pandemia, al Centro Trapianti dell’Azienda Universitaria Policlinico di Catania. A eseguirla un’equipe multidisciplinare composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia, che l’ha collocata all’interno di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti. In seguito lo stesso professore Paolo Scollo ha preso in cura la donna nel Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Cannizzaro, diretto da lui. Nello stesso nosocomio catanese la donna assieme al marito hanno iniziato il percorso di fecondazione assistita omologa, con gli ovociti prelevati e conservati in una biobanca per la fertilità dell’ospedale.

La donazione da una donna deceduta

La bambina dopo il trapianto è nata alla trentaquattresima settimana per un peso di 1.275 grammi e il padre ha voluto dare il nome della donatrice dell’utero, una donna di 37 anni, madre anche lei, e deceduta per una arresto cardiaco improvviso. Lei aveva espresso mentre era in vita il suo consenso alla donazione degli organi, precisamente nel momento in cui rinnovava la sua carta di identità. Intanto Scollo a Today ha detto: Il tentativo di fecondazione è andato a buon fine e la signora ha condotto una gravidanza regolare fino alla 30esima settimana quando ha contratto il Covid ed è stata pertanto ricoverata nella sezione della Ginecologia del Cannizzaro dedicata alle pazienti positive. L’infezione è stata per un certo tempo asintomatica ma, qualche giorno fa, un episodio di febbre alta e conseguenti contrazioni ci ha indotto a procedere con un taglio cesareo. Sono state quindi trasferite in terapia intensiva: la donna nel reparto adulti, la bambina nell’unità di terapia intensiva neonatale, dove è sottoposta a terapia antibiotica di prassi per i prematuri e ad assistenza respiratoria non invasiva. Entrambe si trovano in condizioni stabili”. Il professore Pierfrancesco Veroux, professore ordinario di chirurgia vascolare e trapianti dell’Università degli studi di Catania, sempre a Today, ha sottolineato: Si è trattato di un trapianto estremamente complesso che ha presentato sin dall’inizio le difficoltà tecniche che ne limitano l’uso estensivo nel mondo. In questo caso l’utero, sin dal declampaggio dei vasi, ha mostrato una grande vitalità che ha poi permesso grazie a una perfusione ottimale di ‘vivere’ nella paziente e di portare a termine una gravidanza quanto mai attesa. Il Centro trapianti da me diretto “ha seguito in questi due anni con cadenza settimanale la futura mamma al fine di monitorare le condizioni cliniche e modulare la terapia immunosoppressiva, soprattutto nella delicata fase finale condizionata dal Covid. L’utero trapiantato, al momento della nascita della ‘nostra’ piccola Alessandra, ha confermato la piena funzionalità, facendo ben sperare per il futuro”.

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