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Anche uno studente del Pacifici-De Magistris di Sezze al prestigioso Certamen Ciceronianum di Arpino

A rappresentare la città di Sezze al concorso internazionale di traduzione dal latina Vincenzo Recine, che recentemente ha vinto il prestigioso Certamen Nazionale Liviano 2023

Pubblicato il 13 Maggio, 2023

Una presenza che vale quanto una vittoria quella di uno studente del Liceo Classico “Pacifici e de Magistris” di Sezze al certamen internazionale più antico e più famoso al mondo, il Certamen Ciceronianum Arpinas . La XLII edizione ha visto la partecipazione di quindici paesi del mondo per un totale di 238 studenti e sessanta docenti. A rappresentare l’ISISS di Sezze Vincenzo Recine, studente del II Liceo Classico, che recentemente ha vinto il primo premio al Certamen Nazionale Liviano 2023.

“L’ambìto primo premio del Ciceronianum è andato alla Germania (e precisamente a George Löhnig dell’ Albertus-Magnus-Gymnasium di Regensburg ndr), ma la comunità scolastica setina è comunque orgogliosa per aver avuto la possibilità di essere stata rappresentata dal suo giovane studente all’interno di un evento di così vasta visibilità a livello internazionale – sottolinea la professoressa Silvia Mattei, docente dell’Istituto – Infatti è importante ricordare che il Certamen Ciceroniano Arpinas non è solo una gara di traduzione di un brano di Cicerone dal latino alla lingua madre, ma è anche l’insieme di diverse esperienze di carattere artistico, storico e relazionale: è un momento in cui ragazzi della stessa età e provenienti da diverse parti del mondo, non solo competono in bravura, ma si confrontano nelle diverse culture nei limiti delle varie lingue che vengono infranti proprio dalla buona conoscenza del latino”.

Il concorso si è tenuto dal 4 al 7 maggio e vi hanno partecipato studenti russi, polacchi, sloveni; durante l’evento tra di loro non parlano in inglese, ma proprio in latino… “Quello che avviene durante questo tipo di eventi deve far riflettere soprattutto quanti ancora perseverano nel ritenere inutile lo studio della lingua latina e si ostinano pertanto a definirla una lingua morta”, conclude la professoressa  Mattei.

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