Destarono molto scalpore le immagini di Ilaria Salis trascinata incatenata in un tribunale ungherese che fecero il giro del mondo. Al momento sono stati fatti pochi passi avanti sulla situazione e, per smuovere le acque, sono intervenuti gli attivisti del centro sociale Rivolta che in mattinata hanno occupato il consolato ungherese di Venezia. Una trentina di giovani ha fatto irruzione nella sede di piazzale Roma, chiedendo al governo e in particolare al ministro della Giustizia Nordio, che proprio oggi si trovava in visita al palazzo Bo di Padova per l’inaugurazione dell’anno accademico, di intervenire e agire in maniera più energica.
Gli attivisti in un lungo post su Instagram hanno evidenziano le condizioni disumane in cui sarebbe trattenuta Ilaria Salis, che in un memoriale ha rivelato di essere costretta a vivere tra scarafaggi e topi in una situazione di totale degrado igienico.
Gli attivisti hanno poi puntato il dito contro Orban, accusato di voler cancellare i diritti umani soprattutto per la comunità LGBTAIA+, e contro il governo Meloni reo di accettare tacitamente i soprusi del governo ungherese. Dopo aver definito il processo contro Ilaria Salis una farsa, ne hanno chiesto l’immediato rilascio.
Ilaria Salis è accusata di aver aggredito alcuni manifestanti di estrema destra durante una manifestazione: “Siamo qui – hanno detto gli attivisti di Rivolta – perché vogliamo la sua libertà, perché questo processo è una farsa che vuole solo punire l’antifascismo, in uno stato dove vengono non solo tollerate, ma promosse, le ronde antimigranti ai confini. È una politica antidemocratica.
Non possiamo abituarci a una situazione come quella che sta vivendo Ilaria Salis. In un paese europeo oggi c’è un’assenza totale di diritti umani, con la collaborazione del governo italiano che fino a qui non ha detto nulla”. Infine, in riferimento all’occupazione del consolato ungherese, hanno specificato: “Si tratta di un’azione per alzare l’attenzione sul caso Salis e fare pressione sui due governi, italiano e ungherese, che dovranno rendere conto delle proprie azioni”.
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