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Bersani: “Se il Pd torna di sinistra rientro domattina”

Pubblicato il 3 Febbraio 2022

C’è una foto che racconta chi è Pierluigi Bersani. Questa.

Il gesto affettuoso, spontaneo nei confronti di Umberto Bossi, del Senatur provato dalla malattia durante i giorni convulsi delle elezioni che hanno prodotto il Mattarella Bis. E’ un uomo così che manifesta con passione il suo attaccamento agli ideali, a quella Sinistra che lo ha avuto come assoluto protagonista e per la quale sarebbe pronto a tornare in campo, in prima linea, così come ha dichiarato oggi. “Mossa disperata” per soccorrere il Pd, l’hanno definita gli avversari politici. Ma Bersani è uno dei fondatori del Partito Democratico, ne è stato segretario nazionale dal 7 novembre 2009 al 20 aprile 2013 e inoltre leader della coalizione di centro-sinistra Italia opposta al Governo Berlusconi. La rottura con Matteo Renzi, suo successore alla segreteria del partito, lo spinge a fondare, con Roberto Speranza e Massimo D’Alema, la sua nuova, attuale creatura: Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista.

Non è un disperato. E’ un innamorato il Bersani che ha dichiarato: “Rientro nel Partito democratico anche domani mattina, a patto che si dia il profilo di una moderna sinistra di combattimento“.

Bersani: “richiamare la gente che ha perso il nostro segnale radar”

E ancora: “Tutto quello che stiamo vedendo, anche negli ultimi giorni, conferma che in Italia c’è uno spazio oggettivo per una grande forza laburista. E’ necessaria un’iniziativa per richiamare gente che ha perso il nostro segnale radar e che può essere recuperata solo assumendo un’identità. A Enrico Letta chiedo di impegnarsi su quattro punti: una legge sulla rappresentanza, la contrattazione e il salario minimo; un intervento per sfoltire i contratti di precarietà e far utilizzare alle imprese lo strumento della formazione-lavoro; una legge sulla parità salariale uomo-donna; la previsione di un obbligo di formazione in tutti i contratti di lavoro”.

Bersani: “no al cotto e mangiato tra noi”

“E non deve essere cotta e mangiata tra noi, ma aperta a tutti – ha aggiunto -Se Letta fa suoi questi quattro punti, noi ci stiamo domani mattina. Per farmi rientrare più contento potrebbe aggiungere una decente riforma fiscale. Aliquote progressive alla tedesca, generalità dell’imposizione, a parità di guadagni e tasse, e una seria lotta all’evasione fiscale“.

Bersani: “fare un congresso e darsi un profilo”

“Facendo solo una somma tra noi, il Pd e mettiamoci pure Italia Viva, in Parlamento siamo il 20%: ammucchiandoci non risolviamo niente. E’ necessario che i partiti prima delle elezioni sentano il bisogno di fare un congresso e darsi un profilo, per recuperare un minimo di affezione dell’elettorato“. E per quanto riguarda il proporzionale: “Il nostro meccanismo elettorale è fatto apposta per moltiplicare il trasformismo: ci si mette insieme per vincere, non per governare”. Abbiamo avuto tre maggioranze diverse e speriamo che da qui a fine anno non ce ne sia una quarta. Tolto il Regno Unito e la Francia, tutti i paesi europei hanno sistemi proporzionali, seppur variamente corretti.

Bersani: “E’ un sistema che va ricostruito daccapo”

I partiti devono metterci la faccia, dire agli elettori io sono questo – ha commentato infine – Draghi a palazzo Chigi, Mattarella al Quirinale e Amato alla Corte costituzionale: ora ci troviamo con questi tre bei pilastri, ma il resto è da fare, bisogna affrontare la debolezza del nostro sistema politico. Se il 40% delle persone non va a votare, c’è un problema più di fondo, che va considerato. E’ un sistema che va ricostruito daccapo“.