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Bidello simula la morte del padre per non andare a lavorare. Il tribunale: “assolto”

Pubblicato il 21 Settembre, 2023

Un bidello romano di 52 anni era stato chiamato a lavorare per 5 giorni in una scuola ma, dopo i primi 2, ha consegnato ai dirigente scolastici un certificato di morte che attestava l’avvenuto decesso del padre, saltando così le restanti 3 giornate di lavoro.

Il documento aveva anche il timbro del Policlinico Agostino Gemelli che, all’apparenza vero, ha insospettito la preside della scuola che ha effettuato accertamenti più approfonditi scoprendo che in realtà era falso.

I fatti risalgono al 2019 e, come riporta il Messaggero, l’uomo è stato processato per interruzione di pubblico servizio e falsificazione del documento.

Il falso certificato

Dopo i primi 2 giorni di lavoro il bidello ha comunicato che non poteva presentarsi al lavoro per la morte del padre e così la preside dell’istituto è stata costretta a scorrere nuovamente la graduatoria per trovare un sostituto per i restanti 3 giorni.

Proprio in quella circostanza ha scoperto che il bidello era stato contattato da un’altra scuola e che aveva anche accettato l’incarico, dando disponibilità per il giorno successivo.

La preside ha quindi chiesto al bidello di inviare un documento ufficiale che accertasse la morte del padre. Il collaboratore scolastico ha inviato il documento richiesto e il timbro dell’ospedale sembrava vero. Tuttavia la preside ha avuto molti dubbi sulla veridicità del documento in quanto l’intero testo era scritto in minuscolo.

A quel punto la preside ha contattato il Policlinico Gemelli, che ha dichiarato di non aver mai emesso un certificato di morte per quell’uomo. A quel punto è scattata la denuncia per il 52enne e gli è stato anche sospeso il pagamento per i 2 giorni di lavoro svolti.

La difesa del bidello

L’uomo non ha potuto fare altro che ammettere le sue colpe, spiegando che stava passando un momento molto complicato: “È vero, era un documento falso. Ho fatto una cavolata, avevo molti problemi in quel periodo. A pensarci adesso mi sembra assurdo: l’ho fatto per non andare al lavoro, se avessi detto che stavo male, mi sarei dovuto presentare comunque probabilmente”.

L’uomo ha accettato di buon grado la sospensione del pagamento, anzi, ha detto che non se la sentiva di prendere quei soldi. In aula è stata chiamata come testimone anche la mamma del collaboratore scolastico, la quale ha confermato che il figlio stava vivendo un brutto periodo e che sembrava fuori di sé.

L’assoluzione

Il processo per interruzione di pubblico servizio e falsificazione del documento si è conclusa con l’assoluzione per entrambi i capi d’accusa da parte del pm, il quale ha spiegato: “Era evidente che il certificato fosse falso, a destare dubbi soltanto il timbro del Gemelli”.

Il pm ha ritenuto che non ci sia stata interruzione di servizio pubblico, dal momento che l’uomo è stato sostituito da altri collaboratori che hanno lavorato un’ora in più sostituendo il collega.

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