Maurizio Bigazzi nuovo presidente di Confindustria col 99% dei voti. L’assemblea ha eletto anche la squadra dei vice presidenti che lo affiancheranno nel governo dell’associazione nel biennio 2020-2022. Si tratta di otto i vicepresidenti elettivi: Lapo Baroncelli (Xenia) con delega alla città metropolitana, smart city, rapporti con le Sezioni territoriali e con le partecipate; Giancarlo Carniani (Toflorence) con delega al turismo; Stefano Gabbrielli (Enic) con delega alla internazionalizzazione, marketing territoriale e grandi eventi; Azzurra Morelli (Pellemoda) con delega al capitale umano, formazione e sostenibilità; Niccolò Moschini (gruppo Kering) con delega al manifatturiero, moda, made in Italy e politiche Industriali; Roberto Naldi (Toscana Aeroporti) con delega ai fattori competitivi territoriali e attrattività di nuovi investimenti; Alessandro Sordi (Nana Bianca) con delega alla innovazione, supporto alla trasformazione digitale delle imprese e start up; Paolo Sorrentino (Gilbarco Italia) con delega al lavoro e relazioni industriali. Rimane del presidente la delega al credito e ai rapporti con la grande distribuzione.
Della squadra fanno parte anche due vice presidenti di diritto: il presidente della piccola industria Stefano Gabbrielli e il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Andrea Mortini (Consilium Italy) che avrà il compito di promuovere e diffondere la cultura di impresa.
Maurizio Bigazzi nuovo presidente di Confindustria col 99% dei voti, è imprenditore del settore alimentare, presidente di Toscanità (azienda specializzata nella produzione di pasta fresca) e vice presidente di Gerist (impresa operante nel settore della ristorazione collettiva e catering). È stato presidente e amministratore delegato del Gruppo Alimentare in Toscana e, precedentemente, del Salumificio Bechelli. Ha all’attivo una lunga esperienza in incarichi di rappresentanza pubblica e privata. E’ già coordinatore della commissione alimentare di Confindustria Toscana
«Competitività e rilancio per il nostro sistema produttivo. Riorganizzazione e trasformazione per il nostro sistema associativo. Sono queste le priorità di chi – come noi – opera sui mercati; e vuole una associazione capace di interfacciare il nostro lavoro con incisività e altrettanto spirito di impresa» sono questi del neo presidente degli imprenditori fiorentini per il governo dell’associazione dei prossimi quattro anni.
«Sono e resterò un imprenditore – sottolinea Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze -. Che è un mestiere difficile, oggi quasi temerario. In Confindustria non cambierò il mio approccio imprenditoriale, perché non conosco altro modo di procedere. E lo farò anche perché credo nell’associazionismo e nel ruolo dei corpi intermedi. Soprattutto oggi, di fronte alla penuria di classe dirigente e alla crisi della a politica».
Nella sua relazione all’assemblea privata ha rilevato come a Firenze «in un momento così difficile, ci sono investimenti fermi per oltre un miliardo e mezzo; risorse messe sul tavolo – alcune da anni – da imprese anche del territorio». E «mi riferisco – ha detto – alla Stazione dell’Alta Velocità; alla pista di Peretola; al nuovo stadio. Ma potrei parlare anche della terza corsia della A11; della Fortezza da Basso; di tutte quelle opere congelate da anni, alcune da decenni. Opere che valgono punti strutturali di PIL; operazioni anticicliche con ricadute competitive ed occupazionali, che neppure una emergenza economica come quella attuale è riuscita a sboccare».
Non sono mancati neppure i riferimenti al credito su cui il presidente di Confindustria Firenze ha rilevato «Il ruolo delle banche è insostituibile; soprattutto ora, perché la carenza di credito è un freno ulteriore alla ripresa dell’attività produttiva. Voglio lanciare una provocazione: venerdì la Banca d’Italia ha ricordato i 50 miliardi dati alle banche a tasso negativo. Quei 50 miliardi a tasso negativo dati alle imprese italiane, sotto forma di ingresso temporaneo dello stato nel capitale delle aziende, avrebbero generato un moltiplicatore decisamente superiore».
Infine, «il nostro territorio è una delle piattaforme produttive più importanti del Paese; una delle più rilevanti d’Europa nella manifattura di qualità. Il vero spirito del “made in” esiste solo qui. La politica ha dato per scontato questo posizionamento. Mentre – in realtà – è un traguardo che va riconquistato ogni giorno. Dovremmo pretendere dai nostri amministratori pubblici locali, un’operazione di semplificazione vera e misurabile delle procedure. Non possiamo lasciare gli investimenti in ostaggio di regole opprimenti e vessatorie».
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